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Questo articolo è stato pubblicato il 18 ottobre 2014 alle ore 09:55.
L'ultima modifica è del 18 ottobre 2014 alle ore 15:57.
FRANCOFORTE - Si apre una piccola crepa nel muro tedesco contro l'adozione di stimoli fiscali attraverso nuovi investimenti pubblici. Davanti alla linea del deficit zero, contenuta nel bilancio 2015, il primo in pareggio dal 1969, bandiera della campagna per la rielezione del cancelliere Angela Merkel, feticcio del ministro delle Finanze Wolfgang Schaeble, si è levata la voce dei “primi ministri” dei 16 laender, gli Stati che compongono la federazione tedesca.
Riuniti questa settimana a Potsdam, in vista di un negoziato con il Governo federale, hanno predisposto un documento che sostiene che «per rilanciare la crescita, sono necessari investimenti in infrastrutture e altri settori che guardano al futuro» (telecomunicazioni e istruzione ndr). La spesa pubblica insufficiente, sostengono i leader dei 16 Stati, sta frenando lo sviluppo economico. Dopo una contrazione dello 0,2% nel secondo trimestre dell'anno, l'economia tedesca va incontro a una stagnazione anche nel terzo trimestre e lo stesso Governo ha appena tagliato all'1,2% le previsioni di crescita per l'intero 2014 e all'1,3% per il 2015.
Gli Stati lamentano l'impatto sulla crescita del mancato investimento in infrastrutture, al tempo stesso in cui alcuni di essi faticano a riportare il bilancio entro i parametri previsti dal “freno costituzionale” al debito, che prevede il loro praeggio entro il 2020. Tuttavia, i laender sono divisi sulla possibilità di cofinanziare parte di questi investimenti insieme alla Repubblica federale. Gli Stati più ricchi, come la Baviera, si oppongono alla emissione di obbligazioni congiunte Federazione/Stati, per il timore di doversi sobbarcare eventuali difficoltà di rimborso dei laender più deboli. Dal canto suo, il Governo federale ha già fatto sapere, in previsione dei colloqui con i laender, che le infrastrutture regionali dovranno essere finanziate a livello regionale.
Il vistoso rallentamento dell'economia ha sollevato qualche malumore anche nel partito socialdemocratico, il partner minore della coalizione guidata da Angela Merkel. Alcuni esponenti della Spd hanno sollecitato la ripresa degli investimenti pubblici. Al momento, il bilancio federale prevede investimenti addizionali nel periodo 2015-2017 per soli 5 miliardi di euro. Granitica invece, almeno a livello nazionale, l'opposizione a nuova spesa per investimenti da parte dei democristiani del cancelliere Merkel. Ma l'intervento dei laender, anche a guida democristiana, segnala qualche volontà di smarcamento.
La discussione interna sulla possibilità di uno stimolo attraverso maggior investimenti pubblici si sovrappone a quella europea, con le pressioni da parte del presidente della Banca centrale europea, Mario Draghi, su Berlino, cui hanno fatto eco organismi internazionali come il Fondo monetario, e le richieste di Paesi come Francia e Italia. Uno degli economisti che fanno da consulenti al Governo, Clemens Fuest, direttore del centro studi Zew, sostiene che la Germania ha lo spazio in bilancio per uno stimolo fiscale. «Non è un buon segnale ai partner europei – ha affermato Fuest – l'insistenza della Germania sul deficit zero». Il leader della Spd, Sigman Gabriel, che è anche vicecancelliere e ministro dell'Economia, è allineato alla linea Merkel. «Più debito in Germania – ha detto - non creerà crescita in Italia, Francia e Spagna». Il presidente della Bundesbank, Jens Weidmann, è intervenuto a sua volta in difesa del rigore di bilancio. «La Germania – ha dichiarato Weidmann – non ha bisogno di stimolo fiscale. La spinta ai Paesi periferici dell'eurozona da un aumento degli investimenti pubblici tedeschi sarebbe comunque trascurabile». Secondo Weidmann, anche dopo la revisione al ribasso delle previsioni di crescita, l'economia si espanderà in linea con il potenziale.
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