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Questo articolo è stato pubblicato il 18 ottobre 2014 alle ore 18:16.
L'ultima modifica è del 19 ottobre 2014 alle ore 17:24.

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L'assemblea plenaria del Sinodo ha approvata a larga maggioranza la relazione finale, ma i capitoli riguardanti le coppie gay e i divorziati risposati non hanno raggiunto la maggioranza dei due terzi. Lo si apprende dalla Relatio, illustrata da padre Lombardi in un briefing in corso in sala stampa vaticana. In particolare il paragrafo 52 (la
possibilità di studiare la comunione ai divorziati risposati), 53 (la possibilità di concedere la comunione spirituale agli stessi) e 55 (che ha coagulato le questioni sull'omosessualità) della relazione conclusiva del sinodo straordinario sulla famiglia in via di conclusione in Vaticano non hanno raggiunto la maggioranza qualificata. Lombardi ha spiegato che l'assemblea evidentemente non ha ritenuto «sufficientemente maturo» l'approfondimento dei temi. In particolare, i voti sono stati 104 placet a 74 non placet per il primo, 112 placet a 64 non placet per il secondo, 118 placet a 62 non placet il terzo.

Il dibattito del Sinodo dei Vescovi si è sviluppato con «franchezza» e «coraggio», «senza mettere mai in discussione le verità fondamentali del Sacramento del Matrimonio: l'indissolubilità, l'unità, la fedeltà e la procreatività, ossia l'apertura alla vita». Lo ha detto il Papa nel discorso ai padri sinodali.

«Non esiste fondamento alcuno per assimilare o stabilire analogie, neppure remote, tra le unioni omosessuali e il disegno di Dio sul matrimonio e la famiglia» afferma il punto 55 della Relatio Synodi, il documento finale, che risulta emendato in molti punti. Tuttavia «gli uomini e le donne con tendenze omosessuali devono essere accolti con rispetto e delicatezza».

«Cristo ha voluto che la sua Chiesa fosse una casa con la porta sempre aperta nell’accoglienza, senza escludere nessuno. Siamo perciò - afferma il “messaggio” del Sinodo sulla famiglia, approvato a larga maggioranza dai 191 padri sinodali - grati ai pastori, fedeli e comunità pronti ad accompagnare e a farsi carico delle lacerazioni interiori e sociali delle coppie e delle famiglie. Facciamo appello ai governi e alle organizzazioni internazionali di promuovere i diritti della famiglia per il bene comune».

Molte crisi matrimoniali, inoltre, «sono affrontate spesso in modo sbrigativo e senza il coraggio della pazienza, della verifica, del perdono reciproco, della riconciliazione e anche del sacrificio». Il Sinodo, quindi, fa appello ai governi e alle organizzazioni internazionali di «promuovere i diritti della famiglia per il bene comune». Ed elogia «la fedeltà generosa di molte famiglie» e l’amore coniugale che «persiste nonostante le tante difficoltà del limite umano».

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