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Questo articolo è stato pubblicato il 19 ottobre 2014 alle ore 17:08.
L'ultima modifica è del 20 ottobre 2014 alle ore 11:46.

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Dopo Quinta Colonna e Virus, Matteo Renzi entra a Canale5, per la seconda volta ospite della regina del contenitore domenicale di Mediaset, Barbara D’Urso, a illustrare la legge di stabilità che domani dovrebbe essere inviata al Quirinale. Camicia bianca, cravatta e maniche arrotolate, Renzi sfata subito le tante insinuazioni sul Patto del Nazareno con Silvio Berlusconi: «Una cosa è la partecipazione a una trasmissione televisiva importante come questa, poi ci sono tutta una serie di editoriali e commentatori. Contenti loro: a me interessa parlare dei problemi della gente normale, non di chi si inventa chissà quali segreti, quali fantasmi. Noi parliamo dei problemi dell’Italia: o si fanno le cose o l’Italia perde l’occasione». Il pubblico è quello giusto per rilanciare uno dei contenuti noti della manovra: il sostegno alle famiglie con figli fino a tre anni. Tradotto però con il numero portafortuna: 80 euro dal 2015 anche per loro, ma solo se hanno redditi fino a 90mila euro.

Manovra: hanno sempre pagato le famiglie, ora paghino gli apparati
D’Urso chiede a Renzi di spiegarle la manovra come se fosse la comare Cozzolino, lui approfitta subito. «Per anni erano soldi presi agli italiani e messi nel calderone delle casse pubbliche. Per la prima volta ora la manovra prevede 18 miliardi di euro in meno. Perché abbiamo capito che l’Italia non può chiedere sempre ai soliti di pagare. Per vent’anni hanno sempre pagato le famiglie, ora iniziamo a fare un po’ di tagli ai ministeri, alle Regioni e agli apparati». E pazienza se sono tutti irritati, sindacati compresi. Dice di esser d’accordo sul fatto che non bisogna tagliare i servizi sanitari («è una vergogna solo dirlo»), ma domanda: «Forse non ci saranno troppe Asl o non è strano che una siringa in una parte d’Italia costi il doppio rispetto a un’altra, o non ci saranno troppi supermanager?». Insomma: «Le Regioni sono arrabbiate? Gli passerà. È otto mesi che siamo al Governo: o facciamo uno sforzo tutti insieme o l’Italia non ha futuro. Io voglio bene agli italiani. Come una mamma è orgogliosa di suo figlio, io vorrei che fosse orgogliosa che suo figlio è italiano».

«Dal 2015 80 euro anche a chi ha figli fino a tre anni»
Alle mamme il premier torna a rivolgersi subito dopo. Oltre al bonus di 80 euro in busta paga, conferma che nella legge di stabilità sono stanziati 500 milioni per le famiglie. Non una novità, ma il target della trasmissione è quello giusto per riannunciarlo con enfasi e tradurlo con la “cifra simbolo” che fin qui gli ha portato fortuna: «Dal prossimo anno con il mezzo miliardo di euro che abbiamo messo sulla famiglia metteremo un contributo di 80 euro alle neomamme per ogni figlio fino a tre anni di vita». Il segnale di speranza «che l’Italia riparte da una famiglia che finalmente mette al mondo un figlio». Fonti di governo spiegano che il bonus varrà per le famiglie con redditi fino a 90mila euro.

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