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Questo articolo è stato pubblicato il 21 ottobre 2014 alle ore 19:21.
L'ultima modifica è del 21 ottobre 2014 alle ore 19:55.

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Si chiama EbolaTracking la mappa interattiva che traccia, filtra e geolocalizza in tempo reale le menzioni del virus su Twitter. Lo strumento – ideato e sviluppato dal Data Science Laboratory della Fondazione Isi di Torino con il MoBS Laboratory della Northeastern University di Boston – attraverso l'uso di open data e servizi aperti al pubblico, riduce il rumore della conversazione online su Ebola e ne mostra in tempo reale i pattern più significativi.

La mappa interattiva del pianeta, disponibile www.ebolatracking, viene aggiornata in tempo reale ogni 15 minuti e “colorata” in base alla frequenza delle menzioni di città e paesi: i cerchi gialli indicano i centri urbani: più grande è il cerchio, più alto è il numero di citazioni, mentre il colore dei paesi varia a seconda delle citazioni: dal rosso (maggiore intensità) al bianco (minore intensità). «Ormai tutti parlano di Ebola su Twitter e il termine viene spesso usato anche in messaggi di spam – spiega Ciro Cattuto, direttore scientifico di Fondazione Isi e coordinatore del Data Science Laboratory – Dopo aver scaricato i dati dal social network, EbolaTracking li passa quindi sotto la lente d'ingrandimento di un sistema di machine learning, che abbiamo addestrato a distinguere, in base a diversi attributi, i tweet informativi da quelli che possono invece essere scartati».

Gli ideatori stanno implementando una funzione supplementare che permetterà di suddividere i tweet anche in base all'argomento di riferimento: vaccini, casi, misure di controllo sanitario...

E in tema di vaccini, l'Organizzazione mondiale della sanità ha annunciato che sperimenterà in Svizzera due vaccini contro il virus dell'Ebola: se i test dovessero fornire un esito positivo la fornitura dei due vaccini nei Paesi colpiti dall'epidemia potrebbe avere inizio l'anno prossimo. Gli esperti avvertono però che le dosi disponibili non saranno milioni, ma decine di migliaia da utilizzare per aiutare a proteggere gli operatori sanitari che lavoro nelle zone più a rischio.

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