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Questo articolo è stato pubblicato il 21 ottobre 2014 alle ore 13:39.
L'ultima modifica è del 21 ottobre 2014 alle ore 20:34.

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Piero Fassino (Ansa)Piero Fassino (Ansa)

«Continuare a far credere che i Comuni siano centri di spesa inefficienti e parassitari è una operazione disonesta. Il problema non siamo noi». A dirlo è stato il presidente dell’Anci, Piero Fassino, a margine dell’ufficio di presidenza dell’associazione riunito oggi a Roma per fare il piunto sui tagli alle autonomie previsti dalla legge di Stabilità. Primo risultato del pressing delle autonomie, la fissazione di un incontro governo-Regioni-Comuni per giovedì mattina alle 8. La riunione sarà preceduta da una riunione straordinaria della Conferenza delle Regioni convocata dal presidente Sergio Chiamparino per domani pomeriggio.

Cottarelli: ci sono i margini per ridurre la spesa
In serata sullo scontro governo-Regioni è intervenuto a “diMartedì” su La7 il commissario alla spending review, Carlo Cottarelli, secondo cui «le Regioni un contributo lo devono dare» e «4 miliardi sono il 2,8% della loro spesa, non è una cifra enorme». Per Cottarelli, gli enti locali «potrebbero in linea di principio» spingere sulle tasse, ma, ha aggiunto, «spero e penso che non succederà». «Ci sono i margini - ha detto ancora - di riduzione della spesa e di efficientamento». Cottarelli si è anche detto convinto che Bruxelles non boccerà la manovra, che «aiuta l’economia e rispetta il 3% con 15 miliardi di azione sulla spesa»: «Le coperture ci sono e hanno una qualità abbastanza buona».

Spesa degli Enti locali destinata a servizi e infrastrutture
A sostegno della linea dei Comuni, in trincea insieme alle Regioni contro i tagli di spesa alle amministrazioni locali che dovrebbero garantire parte delle coperture della manovra 2015, Fassino ha ricordato che la spesa degli enti locali è destinata «ad asili nido, assistenza agli anziani, trasporto pubblico, tutela ambientale, promozione culturale, e sostegno alle fasce di fragilità». E quando investono, i Comuni non puntano i soldi «in casinò, ma in infrastrutture e in interventi di modernizzazione delle città».

Solo il 2,5% del debito pubblico attribuibile ai Comuni
Fassino ha citato i dati Istat («non nostri») che, fatto 100 il debito pubblico del Paese, ne attribuiscono solo il 2,5% ai Comuni, e fatto 100 di tutta la spesa pubblica, quella imputabile ai Comuni non supera il 7,6% per cento. La legge di Stabilità 2015 - ha fatto notare il sindaco di Torino - si somma a misure di precedenti manovre che da sole valgono circa 300 milioni di euro di riduzioni di spese, senza dimenticare « il nuovo sistema di contabilità che avrà un impatto sui bilanci e il fondo per i crediti difficilmente esigibili». Un combinato disposto, per il presidente Anci, che «rischia di vanificare l’allentamento del patto di stabilità», pure previsto dalla Stabilità, «che noi apprezziamo, ma che potrebbe diventare una operazione a saldo zero».

Messaggio al premier: i Comuni hanno già dato
Insomma, i Comuni non intendono sobbarcarsi circa 1,2 miliardi del costo complessivo della manovra, e per questo puntano ad aprire un tavolo con Palazzo Chigi nei prossimi giorni «per ridiscuterla e determinare insieme scelte più appropriate». Come le Regioni, anche i municipi non intendono tagliare servizi e tantomeno «ricorrere a un prelievo fiscale aggiuntivo», ha sottolineato Fassino, che ha ribadito come dal 2007 a oggi «i Comuni hanno contribuito con 16 miliardi di euro al risanamento dello Stato. Siamo convinti che tutti debbano fare la loro parte e noi vogliamo continuare a farla, ma dobbiamo essere messi nelle condizioni di farlo garantendo i servizi».

Ania: misure preoccupanti su Tfr e fondi pensione
Contro la manovra oggi si è levata anche la voce delle imprese assicurative. L’aumento della tassazione sui fondi pensione dall’11 al 20%, insieme all’anticipo del Tfr in busta paga - ha sottolineato il presidente Ania, Aldo Minucci - è una misura «molto preoccupante, perché non si pensa più ai giovani e al loro futuro ma al presente». Per Minucci, la strategia del governo «stravolge tutto quello che era stato detto e fatto in due decenni, quando lo Stato aveva puntato sulla previdenza complementare», non prendendo in considerazione i rischi collegati al futuro. «Stiamo disincentivando culturalmente le persone - ha aggiunto il presidente dell’Ania - a pensare alle problematiche del futuro per concentrarsi sul presente. È un danno per le generazioni future».

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