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Questo articolo è stato pubblicato il 25 ottobre 2014 alle ore 10:59.

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Un addetto monta un’urna in vista delle elezioni parlamentari di domenica 26 ottobre (Epa)Un addetto monta un’urna in vista delle elezioni parlamentari di domenica 26 ottobre (Epa)

Riforme economiche, avanti piano
In teoria, se una Rada più nazionalista e ostile alla Russia potrebbe ulteriormente diminuire le possibilità di una soluzione nell'Est, sul fronte economico Poroshenko e i suoi deputati – raccolti nel Blocco Petro Poroshenko, primo nei sondaggi con il 30% dei voti - dovrebbero trovarsi meno soli. Pochi mettono in dubbio la necessità di riforme economiche, considerate come la chiave per accedere agli aiuti della comunità internazionale, cruciali per la sopravvivenza dell'Ucraina. “Eppure – spiega Alex Brideau, senior analyst di Eurasia Group – malgrado le somiglianze ideologiche quei partiti non saranno alleati facili. Serviranno compromessi tra le fazioni per poter approvare un'agenda con il loro sostegno. E poi ci sono le élite del business, che continueranno ad avere influenza nella Rada che le aiuterà a proteggere i loro interessi. Il risultato è una Rada che manderà avanti le riforme, ma lentamente”.

La caccia alle streghe
“Il Paese resta diviso tra signori feudali, e la vera lotta per il potere è una lotta tra oligarchi, ciascuno con la sua quota di deputati”, sintetizza un osservatore occidentale a Kiev. Spezzando le illusioni di chi chiede a gran voce di cambiare la guardia: lo stesso Poroshenko, del resto, è parte del mondo passato sia per il business – con il suo impero di cioccolato e altro – che per la politica. La parola del momento però a Kiev è “lustrazija”, l'epurazione dei personaggi del regime di Viktor Yanukovich, l'ex presidente fuggito in Russia in febbraio. Nei toni di schieramenti come il bellicoso Partito radicale di Oleh Lyashko - secondo nei sondaggi al 13% e possibile sorpresa del voto di domenica, con un forcone come simbolo - questa caccia alle streghe assume toni inquietanti. “Non ne sono entusiasta – ha ammesso lo stesso Poroshenko firmando la legge – è imperfetta e problematica. Molti dovranno sottoporsi a procedure umilianti. Ma l'apparato dello Stato sarà purgato dagli agenti del Kgb e dagli apparatchiks del Partito delle Regioni (di Yanukovich, ndr)”. L'esclusione da cariche pubbliche per un periodo da 5 a 10 anni potrebbe riguardare un milione di persone.
Samopomich, una formazione filo-occidentale salita dal nulla all'8,5% dei consensi, si vanta di non aver accolto nessun “transfuga” dall'attuale Parlamento: eppure sono addirittura 312, su 450, i deputati uscenti in cerca di rielezione. Alla faccia di cambiamento e “lustrazija”. Per i superstiti del Partito delle Regioni di Yanukovich, a parte i Comunisti che non sembrano avviati a superare la soglia del 5%, il solo possibile rifugio è il Blocco Opposizione di Yuriy Boyko e Ucraina Forte dell'ex vicepremier Serhiy Tigipko, i soli a invocare una ripresa della cooperazione con la Russia e la fine dell'operazione anti-terrorismo nell'Est. Insieme, questi due partiti potrebbero ottenere l'11,8% dei voti.

Le bollette di Putin
Accanto alle miniere di Donetsk e Luhansk fermate dalla guerra, nelle regioni separatiste sarebbero 40mila le piccole e medie imprese costrette a chiudere. “L'economia ucraina, già coinvolta in una crisi pesantissima, non riuscirà a sopravvivere”, sostiene Konstantin Sonin, da Mosca. Il carbone che non riesce più ad arrivare dalle regioni dell'Est costringe le fabbriche a fermarsi, aggravando la penuria di gas, razionato da mesi. Anche su questo fronte è difficile immaginare che una Rada più avversa a Mosca faciliti una soluzione. Anche se Putin venerdì è tornato a ripetere che la palla è in mano agli europei: è a loro che ora Mosca chiede garanzie sui pagamenti che Kiev non può offrire. “Abbiamo messo da parte 3,1 miliardi di dollari per pagare Gazprom”, ha detto il capo della compagnia energetica ucraina Naftogaz, Andriy Kobolyev. Ma quelli servono per coprire parte del debito accumulato tra il 2013 e il 2014 (in totale 4,5 miliardi di dollari, ha detto Putin “concedendo” uno sconto di quasi un miliardo rispetto ai calcoli di Gazprom). Per riprendere forniture interrotte da giugno i russi chiedono pagamento anticipato, e per questo il presidente russo chiama in causa americani ed europei: “Noi ci siamo presi grosse responsabilità e rischi – ha detto Putin da Sochi -. Pensiamo che sia assolutamente corretto che questi rischi vengano condivisi dai partner europei e americani. Che diano 1,5 miliardi, almeno per un mese”, ha aggiunto Putin suggerendo un prestito ponte che risolva la questione del gas fino alla prossima tranche di aiuti all'Ucraina in arrivo dal Fondo monetario. “Aiutate l'Ucraina”, ha concluso Putin, con un certo senso dell'umorismo. La risposta dell'Europa è attesa la settimana prossima.

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