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Questo articolo è stato pubblicato il 27 ottobre 2014 alle ore 12:48.
L'ultima modifica è del 27 ottobre 2014 alle ore 15:05.

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I preparativi per le elezioni in un seggio di Tunisi (Afp)I preparativi per le elezioni in un seggio di Tunisi (Afp)

«Ennahda aveva promesso che avrebbe fatto lavorare la gente. E guardate lo stato catastrofico dell'economia. Io sono religiosa, ma questa volta non li ho votati». Il corpo avvolto dalla veste islamica, Fauzia Bridi, madre di quattro figli, non aveva esitato a esprimere ieri la sua delusione. Nel seggio di Rue de Marseille, nel centro di Tunisi, erano in tanti a rimproverare il movimento islamico, vincitore delle passate elezioni, di non aver mantenuto le promesse. Soprattutto di non esser stato capace di avviare il risanamento di un'economia in gravi difficoltà, divenuta ormai la prima preoccupazione per tutti i tunisini.

Che qualcosa di inaspettato potesse accadere era quindi nell'aria. Questa mattina Tunisi si è risvegliata con i notiziari che diffondevano con ritmo martellante i risultati di due exit pool; nelle seconde elezioni parlamentari dopo la rivoluzione dei Gelsomini il partito laico e secolarista Nidaa Tounes sarebbe in deciso vantaggio sul partito rivale, il movimento islamico Ennahda, con uno scarto di circa 10-12 punti percentuali (37 contro 25-24%) : Dati da prendere con molta cautela, anche se fonti di Nidaa Tunes hanno precisato di aver conquistato finora 80 dei 217 seggi parlamentari in lizza contro i 67 del partito islamista. Si tratta del primo vero Parlamento dopo la caduta del dittatore Ben Ali, che sostituisce l'Assemblea costituente, eletta nel 2011. Resterà in carica 5 anni.

Forse già stasera potrebbero arrivare risultati ufficiali. Ma se venisse confermata l'affermazione del partito laico, in cui figurano anche esponenti del vecchio regime di Ben Ali, sarebbe una svolta per la Tunisia, il solo Paese arabo travolto dalle primavere arabe in cui è avvenuto un credibile processo di transizione democratica.

Nessuna delle due maggiori forze politiche avrà comunque la maggioranza assoluta. Occorrerà quindi formare un governo di unità, come già accaduto nel 2011, e poi nel governo di transizione del 2013 per traghettare il Paese alle elezioni di ieri. Probabilmente lo faranno dopo l'esito delle elezioni presidenziali del 23 novembre.

Grande importanza avrà quindi il partito terzo classificato e l'eventualità che questo si coalizzi con il primo arrivato. Il Fronte Popolare guidato da Hamma Hammami, un intransigente partito comunista di vecchia data, è indicato dai sondaggi al terzo posto con poco più del 5 per cento. Ma se l'Fp è sempre stato ostile a Ennahda, è anche vero che ha sempre guardato con diffidenza a Niddaa Tounes, di cui non condivide il programma economico. Anche il Movimento Dusturiano che riunisce anch'esso pezzi del vecchio regime nostalgici dell'era di Bourghiba, potrebbe essere chiamato in causa. Tenendo fede all'intenzione di dividere il potere, nelle elezioni del 2011 Ennahda, che vinse con il 40% dei consensi, formò una coalizione con due partiti laici, il Foro Democratico per il Lavoro e le Libertà (Ettakol) e il Congresso per la Repubblica (Cpr).

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