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Questo articolo è stato pubblicato il 30 ottobre 2014 alle ore 12:07.
L'ultima modifica è del 31 ottobre 2014 alle ore 09:01.

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A destare i sospetti dei magistrati sarebbe stato un anomalo cambio di linea di Tremonti, inizialmente contrario all'acquisizione miliardaria di Drs. Alla vigilia dell'accordo l'ex ministro avrebbe cambiato posizione concedendo il via libera all'operazione. L'assenso, ipotizzano i pm, sarebbe stato accordato dopo che lo studio tributario da lui fondato avrebbe firmato il contratto di consulenza con Finmeccanica. Lo stesso Cola, negli interrogatori davanti al pm romano Ielo, avrebbe rilevato che tra la prima posizione di Tremonti e il cambio di linea ci sarebbe stato il contratto con Ernst & Young e con lo studio Vitali Romagnoli Piccardi. Il contratto di consulenza viene infatti stipulato l'8 maggio 2008, l'acquisizione della Drs è di quattro giorni dopo, il 12 maggio.
Al prezzo di 5,2 miliardi di dollari Drs era stata valutata circa 11 volte l'Ebitda che era atteso alla fine del 2008. La società americana era una public company che produceva equipaggiamenti elettronici per mezzi militari come elicotteri e aerei e nel 2008 era al 17° posto tra i fornitori della difesa Usa. Nel 2007 aveva registrato ricavi per 2,8 miliardi di dollari, un Ebitda in crescita del 60% a 382,5 milioni di dollari e utili netti per 127,1 milioni. Aveva complessivamente quasi 10mila dipendenti.
Il faccendiere Lorenzo Cola, dalle cui dichiarazioni sono partiti i sospetti dei magistrati nei confronti di Tremonti, è stato arrestato la prima volta nel luglio 2010 per riciclaggio e ha patteggiato 3 anni e 4 mesi per la vicenda Digint. È stato poi riarrestato nel 2011 per il caso Enav.

Tremonti replica assicurando di non aver mai «chiesto o sollecitato nulla e in nessun modo da Finmeccanica. Ben prima di entrare nel governo, insediatosi venerdì 8 maggio 2008 - spiega l'ex ministro -, mi sono cancellato dall'ordine degli avvocati e sono uscito dallo studio in base ad atto notarile e perizia contabile. Ci sono rientrato solo nel 2012, un anno dopo la fine del governo, come prescrive la legge. Nel durante ho interrotto tutti i rapporti con lo studio», Secondo Tremonti, «l'operazione Drs-Finmeccanica ha interessato e coinvolto la politica industriale e militare di due Stati. Come risulta dai documenti Sec e Consob, l'operazione è iniziata nell'ottobre 2007 ed è stata conclusa lunedì 12 maggio 2008. Anche seguendo il calendario, si può dunque verificare che, per la sua dinamica irreversibile e per la sua natura internazionale, l'operazione non era da parte mia né influenzabile, né modificabile, né strumentalizzabile. In questi termini, non ho mai chiesto o sollecitato nulla ed in nessun modo da Finmeccanica».

A decidere sulle sorti di Tremonti sarà adesso il Tribunale dei ministri. In base alla legge costituzionale del 16 gennaio 1989 numero 1, i reati commessi dal presidente del Consiglio e dai ministri nell'esercizio delle loro funzioni sono giudicati, appunto, dal Tribunale dei ministri, un collegio composto da tre membri effettivi e tre supplenti estratti a sorte tra tutti i magistrati in servizio nei tribunali del distretto di competenza (in questo caso Milano).
Il collegio, entro 90 giorni dal ricevimento degli atti, dopo aver compiuto indagini preliminari e aver sentito il pubblico ministero, se non ritiene che si debba archiviare l'inchiesta, invia gli atti al procuratore della Repubblica per la loro immediata trasmissione al presidente del ramo del Parlamento competente. In caso diverso, il collegio, dopo aver sentito il pubblico ministero, dispone l'archiviazione con decreto non impugnabile. Prima del provvedimento di archiviazione, il procuratore della Repubblica può chiedere al collegio, precisandone i motivi, di svolgere ulteriori indagini e il collegio adotta le sue decisioni entro 60 giorni. Oggi il il collegio di Milano è composto dal presidente di sezione civile del Tribunale di Como, Paolo Negri Della Torre, dal capo dei gip di Monza, Alfredo De Lillo, e dal giudice del lavoro di Milano, Stefano Tarantola.

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