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Questo articolo è stato pubblicato il 01 novembre 2014 alle ore 12:55.
L'ultima modifica è del 01 novembre 2014 alle ore 18:15.

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Al via oggi ufficialmente l’operazione Triton, finanziata e coordinata dall'agenzia europea Frontex (l’Agenzia di controllo delle frontiere esterne degli stati Ue con sede a Varsavia) per il pattugliamento del canale di Sicilia e del tratto di mare davanti alla Calabria. Triton è la risposta dell'Europa alle ripetute richieste d'aiuto dell'Italia di fronte alle ondate migratorie che hanno messo a dura prova l'operazione Mare Nostrum, attivata un anno fa dal nostro Paese. Ma a differenza di quest'ultima, Triton non sarà un'operazione di salvataggio e soccorso, bensì soltanto di controllo delle frontiere europee dell’area Schengen. La nuova missione non opererà in acque internazionali ma entro il limite delle 30 miglia dalle coste italiane, mentre i soccorsi di Mare Nostrum si spingevano se necessario a ridosso delle costa libica e hanno consentito di salvare la vita di oltre 100mila persone.

Schieramento completo nei prossimi giorni
Nella zona di pattugliamento di Triton sono già operativi due aerei, uno di Malta e uno della Guardia di Finanza italiana, una nave della Marina Militare e una motovedetta della Gdf. Il dispositivo completo messo a disposizione da Frontex - due navi d'altura, due navi di pattuglia costiera, 2 motovedette, 2 aerei e un elicottero - sarà schierato nei prossimi giorni, quando i mezzi provenienti dagli altri paesi dell'Ue avranno raggiunto le due basi operative di Porto Empedocle e Lampedusa. Il centro di coordinamento internazionale di Triton è situato nella sede del comando aeronavale della Gdf a Pratica di Mare, dove è presente una centrale operativa in cui operano ufficiali di tutti i corpi coinvolti nella missione.

Due mesi per chiudere operazione Mare Nostrum
Mare Nostrum, finanziata dall’Italia, era iniziata l'anno scorso nel Mediterraneo dopo la tragedia di Lampedusa del 3 ottobre 2013 nella quale persero la vita 366 immigrati. Chiuderà definitivamente i battenti tra un paio di mesi, a causa dei costi dell’operazione, giudicati insostenibili dall’Italia. Nel passaggio da Mare Nostrum a Triton ci saranno due o tre mesi di «fase di uscita», come ha spiegato il ministro della Difesa, Roberta Pinotti. In questo lasso di tempo la Marina continuerà il suo lavoro con una nave grande a Lampedusa e tre pattugliatori: mezzi ridotti (finora si sono utilizzate cinque navi grandi) e anche costi diminuiti di un terzo. Poi all'Italia non spetterà più il controllo dei confini, ma solo il rispetto del diritto del mare. Diritto che, ha spiegato Pinotti, obbliga comunque al soccorso.

Costi dell’operazione a carico della Ue
I costi di Mare Nostrum erano rilevanti: 9,5 milioni al mese (114 milioni in tutto, quasi centomila euro al giorno) a carico dell’Italia. Triton costerà molto meno: circa 3 milioni di euro al mese. E sarà finanziata col bilancio di Frontex. A sottolineare con enfasi il dato economico è stato il il ministro dell'Interno, Angelino Alfano, che ieri ha tracciato il bilancio di quella che è stata definita una «operazione di emergenza».

Il bilancio di Mare Nostrum
Questi i numeri dei tredici mesi di attività di Mare Nostrum: 558 interventi svolti, 100.250 le persone salvate. Sul fronte giudiziario, 728 sono stati gli scafisti arrestati e 8 le navi-madre sequestrate. Pesano quei 499 morti, i 1.446 presunti dispersi, e i 192 cadaveri da identificare.

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