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Questo articolo è stato pubblicato il 05 novembre 2014 alle ore 06:11.
L'ultima modifica è del 05 novembre 2014 alle ore 09:11.

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Il presidente della Bce, Mario DraghiIl presidente della Bce, Mario Draghi

Le pressioni aumentano. Pochi però si aspettano che la Banca centrale europea decida qualcosa di nuovo nella sua riunione di novembre. Mancano, spiegano gli analisti, elementi nuovi che possano far cambiare marcia alla politica monetaria, mentre i nuovi acquisti di Covered bond e Abs sono ai primissimi passi.

Il bilancio Bce non cresce
Il mini-quantitative easing di Francoforte ha davvero prodotto molto poco. Sono partiti solo gli acquisti di Covered bond – bond garantiti da mutui, principalmente tedeschi (i Pfandbriefe) – mentre quelli di Abs partiranno questo mese. Nelle ultime due settimane di ottobre sono stati rilevati 4,8 miliardi di titoli, un ritmo giudicato troppo rapido da diversi analisti; ma il bilancio della Bce, che secondo le indicazioni di Draghi dovrebbe arrivare a 3mila miliardi, è a quota 2.052 miliardi, al livello di inizio ottobre, comunque inferiore a quelli di luglio. Tutto questo malgrado un'operazione di liquidità a lungo periodo finalizzata ai prestiti (la prima Tltro di settembre) e una rivalutazione delle riserve valutarie. In media, ricorda Guillaume Menuet di Citigroup, le banche stanno restituendo alla Bce liquidità per 5,3 miliardi la settimana: in assenza di altri fattori (gli effetti delle aste di liquidità) occorrono acquisti di dimensioni analoghe solo per mantenere il bilancio a livelli costanti.

L’inflazione resta bassa
Non sarà questa lentezza del bilancio a convincere i governatori europei, peraltro divisi al loro interno. Tra i contrari, soprattutto, siede Jens Weidmann, il presidente della Bundesbank il quale – sostenuto dal suo governo – fa sentire forte la sua voce: a favore in astratto di nuove misure, e persino di un quantitative easing, non le ritiene opportune adesso. La situazione economica di Eurolandia, e quella della Germania, fa, però, fatica a migliorare. L'inflazione – che è l'obiettivo primario della Bce – è salita a ottobre allo 0,4% dallo 0,3% come era previsto, segnalando che è finito per ora l'effetto di freno dei prezzi dell'energia; mentre l'inflazione di fondo, core, che esclude energia e alimentari, è calata allo 0,7%, un livello che rappresenta una sorta di pavimento sotto il quale, per ora, non è scesa. Ad allarmare non è tanto la lentezza dell'indice dei prezzi – durante la grande recessione si è raggiunto un -0,6% - quanto la durata della bassa inflazione: la recessione ha portato i prezzi sotto lo 0,9% per sette mesi, questa fase di lowflation, come è stata chiamata, dura ormai da un anno. Le aspettative di inflazione, intanto, calano ancora sia pure lentamente e questo preoccupa molto la Bce.

L’economia è molto lenta
Mancano intanto pressioni sui prezzi che possano far sperare in un rialzo. La ripresa langue: nel secondo trimestre è stata registrata crescita zero. Da allora gli indici cosiddetti “di fiducia”, che riassumono il livello di attività presente, si sono mossi molto lentamente. La disoccupazione resta quindi elevata. L'euro ha perso terreno da marzo, ma il suo deprezzamento si è fermato a inizio ottobre, quando il presidente della Bce Mario Draghi, rifiutandosi di dare indicazioni anche vaghe sulle quantità di titoli che la Bce avrebbe voluto acquistare, deluse i mercati. Oggi la valuta comune, rispetto alle monete dei 20 principali partner, è solo un 1% più in basso della media storica.

Quantitative easing nel 2015?
Gli analisti si aspettano quindi per la riunione di novembre solo un cambio di linguaggio, toni un po' più decisi rispetto a quelli un po' incerti della riunione di ottobre. Si è ipotizzato in realtà il lancio di acquisti di corporate bond, che stimolerebbero l'economia reale, ma non le piccole e medie imprese; inoltre, sottolinea Marco Valli di Unicredit, gli spread di questi strumenti sono già piuttosto compressi, e se ne può dedurre che l'effetto di tali acquisti sarebbe limitato. Molti analisti, in ogni caso, pensano che prima o poi la Bce inizierà ad acquistare titoli privati e titoli di Stato: l'inflazione resterà bassa, la ripresa debole, gli stress test delle banche sono stati superati, e ora occorre solo superare la prossima Tltro dell'11 dicembre per capire che impatto possano avere le misure già varate. L'appuntamento è comunque per il 2015.

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