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La forza di un giornale

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il racconto della politica

La forza di un giornale

«Un giornalista politico può contare su circa millecinquecento lettori: i ministri e i sottosegretari (tutti), i parlamentari (parte), i dirigenti di partito, sindacalisti, alti prelati e qualche industriale che vuole mostrarsi informato. Il resto non conta, anche se il giornale vende trecentomila copie... Tutto il sistema è organizzato sul rapporto tra il giornalista politico e quel gruppo di lettori privilegiati... È l'atmosfera delle recite in famiglia, con protagonisti che si conoscono sin dall'infanzia, si offrono a vicenda le battute, parlano una lingua allusiva e, anche quando si detestano, si vogliono bene». Enzo Forcella, Millecinquecento lettori, «Tempo presente», giugno 1959

Oltre mezzo secolo fa un uomo libero e maestro di giornalismo aveva capito tutto. Succede ai grandi che sono sempre pervasi di insicurezze ma spesso ci prendono molto prima. La nota politica con quell'atmosfera delle recite in famiglia e la sua lingua da iniziati, il salotto quotidiano dello scambio, appariva già vecchia a uno dei principi dell'informazione politica quale fu Forcella dal dopoguerra agli anni Settanta. Il principe moderno di questo salotto, Stefano Folli, il notista più di tutti dentro la politica e più di tutti distaccato dai politici, ha scelto di prendere un'altra strada (auguri Stefano di cuore) e, per rispetto a lui e a noi, abbiamo deciso di cogliere l'occasione per chiudere il salotto e il suo racconto quotidiano di una politica che appartiene al passato.

Abbiamo deciso di guardare al futuro e di provare a innovare il racconto della giornata politica italiana: lo faremo con una nuova rubrica quotidiana (politica 2.0) che guarda ai fatti e agli uomini di quel mondo, di volta in volta, con gli occhi dell'economia e della società o con quelli dei mercati e dell'Europa; all'occorrenza (Osservatorio) attraverso la lente della scienza esatta della politica e il suo carico di numeri che pesano nel tessuto civile di un Paese e ne misurano la capacità (reale) di cambiamento, fuori da populismi e infingimenti. Soprattutto lo faremo con le firme del Sole e dei suoi analisti e un certo modo rigoroso di fare informazione. Siamo certi che questo ci aiuterà a bandire i riti stanchi di una politica implosa e a recuperare sempre più un racconto fattuale dove politica, economia e società si intrecciano e l'esercizio della memoria può soccorrere.
Abbiamo innovato su tutto: un sistema solare di nove quotidiani digitali specializzati (dal fisco alla finanza) e un Sole 24 Ore con le sue sezioni che racconta l'Italia al mondo in inglese (Italy24). Siamo diventati il primo quotidiano digitale del Paese grazie a uno spirito identitario e a un metodo moderno che valorizzano la storia e i contenuti del nostro modo di fare informazione. Siamo certi che anche con la "nuova politica" si sentirà la forza di quella storia e di quella identità, la forza silenziosa di un giornale.