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Questo articolo è stato pubblicato il 05 novembre 2014 alle ore 16:01.
L'ultima modifica è del 05 novembre 2014 alle ore 16:11.

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Il Sinodo straordinario sulla famiglia ha aperto una strada finora sbarrata. Dove porterà lo si vedrà tra un anno, ma il grande risultato è che sono tornati sul tavolo dei temi - riammissione ai sacramenti dei divorziati risposati e accoglienza di gay, sia singoli che come coppie - considerati dei tabù.

Poi c'è un altro tema, che viaggia in parallelo, relativo ai procedimenti per la nullità dei matrimoni celebrati con rito religioso (non annullamento, per la dottrina questo non è possibile visto che per la Chiesa il matrimonio è indissolubile) di cui oggi Francesco è tornato a parlare, sollecitando maggiore snellezza e gratuità delle cause. Un tema delicato, che per adesso è rimasto un po' sotto traccia, ma che susciterà molte avversità, non tutte a viso aperto. Anche se da qualche anno i costi si sono abbassati, avviare una causa di nullità - prima nel tribunale diocesano di competenza e solo in terza istanza alla Rota Romana - comporta comunque un impegno finanziario per i soggetti coinvolti e rappresenta una voce nei bilanci delle diocesi. La Cei viene incontro ai non abbienti con i fondi dell'8 per mille, ma si tratta di una minoranza.

Inoltre c'è il capitolo della “snellezza”: Bergoglio chiede che le persone non siano costrette a portare avanti per procedure per anni, spesso inutilmente. Certezza del diritto, quindi, anche quando è canonico. Una indicazione che sembra (ma in apparenza, a ben vedere) contrastare con quanto disse Benedetto XVI, che stigmatizzò le scorciatoie a favore dei divorziati risposati.

Papa Francesco vuole abbattere un muro di burocrazia (e riservatezza) creatosi nel corso dei secoli, e che in molti casi ha poco a che a fare con la giustizia evangelica, che rappresenta il cuore dell'agenda del suo pontificato. Del resto chi ha parlato chiaramente a favore di snellimento dei processi durante il dibattito al Sinodo (e con un intervento molto dettagliato su una rivista) è stato l'arcivescovo di Milano, cardinale Angelo Scola, un porporato dalle posizioni molto equilibrate all'interno del Sacro Collegio, specie su questi temi “spinosi”.

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