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Questo articolo è stato pubblicato il 08 novembre 2014 alle ore 10:40.

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La capitale di cinque Germanie
L'amore più recente è quello dei giovani e degli artisti, che qui hanno trovato la più accessibile e stimolante città d'Europa, una città che a ogni generazione diventa qualcosa di profondamente diverso da ciò che era nella precedente. In 150 anni Berlino è stata la capitale di cinque differenti Germanie: il Reich del cancelliere Bismarck; la Repubblica di Weimar; il Terzo Reich; la Rdt; e la Germania unificata. L'instabilità è permanente e la reinvenzione di se stessa è continua. Intanto gli strati si accumulano, e ai tratti distintivi degli ultimi decenni – il neoclassicismo di Schinkel, i casermoni prefabbricati e le magniloquenti architetture staliniste dell'Est - si sommano gli edifici futuristi e futuribili del progetto di ricostruzione internazionale. Resistono però, chissà fino a quando, dei vuoti enormi, terreni talmente grandi nel cuore della città che sembrano non appartenere a nessuno. E assieme a loro, quelli che lo scrittore Peter Schneider definisce i veri monumenti di Berlino: gasometri, torri dell'acqua, stazioni deserte, fabbriche e magazzini abbandonati, aeroporti dismessi.

Secondo Giorgio Motta, germanista e professore di liceo, autore per Loescher di un dossier dedicato alla caduta del Muro venticinque anni dopo, questa celebrazione segna un nuovo spartiacque per il popolo tedesco: «Ho ancora davanti agli occhi la festa che Berlino ha dedicato alla nazionale di calcio campione del mondo, la folla oceanica che ha riempito la strada e i prati tra la Porta di Brandeburgo, il Tiergarten e la Colonna della Vittoria. Lì, davanti a quello spettacolo forse effimero, ho capito che il 2014 avrebbe segnato per la Germania l'inizio del dopo-Muro». Resta solo da immaginare, allora, come saranno i prossimi 25 anni e se sarà rispettata la regola del cambiamento epocale a ogni passaggio di generazione. Lontana è perfino l'Ostalgie, nell'ex Germania Est come in tutti i Paesi post-comunisti, un'apparente nostalgia del passato socialista che oggi, a distanza di sicurezza, si è trasformata in una visione ironica e distaccata della vita sotto il partito unico, con le sue miserie e oppressioni, ma anche con i lampi di dignità che una normale vita quotidiana a volte può offrire sotto qualsiasi regime. L'importante è che del Muro resti la memoria, anche di quello effimero e spettacolare, fatto di sfere luminose per festeggiare il miracolo del 9 novembre 1989: riempite d'elio, domani sera saranno liberate dalle loro basi e voleranno come palloncini fino a perdersi nel cielo di Berlino.

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