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Questo articolo è stato pubblicato il 11 novembre 2014 alle ore 15:52.
L'ultima modifica è del 11 novembre 2014 alle ore 15:58.

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Sulle riforme «lo slancio è aumentato ma i progressi sono disomogenei», molte «ancora aspettano la piena approvazione o i decreti attuativi e quindi i risultati restano incerti», e una «incertezza significativa» pesa anche sulla spending review. Questo, in estrema sintesi, il giudizio della Commissione Ue nel rapporto sugli squilibri macroeconomici italiani. Il rapporto è il documento che la Commissione è tenuta a stilare, dato che il Paese si trova nella categoria di quelli, appunto, con «squilibri eccessivi». Esso analizza tutti i progressi su riforme e conti pubblici da luglio (mese in cui il Consiglio ha approvato le raccomandazioni specifiche) alla nota di aggiornamento del Def a fine ottobre. Non tiene, però, in considerazione le misure contenute nella legge di stabilità che, «per evitare sovrapposizioni nella sorveglianza», saranno analizzate nei giudizi completi sulle leggi di bilancio, previsti a fine novembre.

Mancano dettagli sul Jobs Act
Per quanto riguarda la spending review, Bruxelles fa notare che la decisione di affidare ai ministeri l'individuazione dei tagli che li colpiranno «può avere un effetto negativo sulla qualità dei tagli e mettere a rischio l'obiettivo di preservare asset pro-crescita e migliorare l'efficienza economica. L'incertezza sulla spending solleva timori visto che i risparmi attesi dovrebbero finanziare diverse misure, compresa l'estensione della riduzione del cuneo fiscale nel 2015». Anche sul Jobs Act la Commissione nutre dubbi, più che altro per mancanza di dettagli: «Se migliorerà il funzionamento del mercato del lavoro dipenderà dal disegno dei necessari decreti attuativi».

Semplificazioni troppo lente
La Commissione sottolinea poi che le misure di semplificazione per migliorare il clima per le imprese sono «numerose ma lente», visto che «significativi gap nell'attuazione riducono i benefici potenziali». La Commissione porta l'esempio del “Semplifica Italia” del 2012, che «non è stato ancora attuato dal Governo». «L'approccio legislativo lento - prosegue ancora l’Ue - aumenta il rischio di inconsistenza e minaccia la stabilità e la chiarezza dell'ambiente legale per gli attori economici». In generale, Bruxelles è preoccupata dalla «frammentazione delle misure che, utilizzando diversi strumenti legali, conduce a una legislazione lenta, che fa spesso ricorso ai decreti legge che favoriscono un'ampia gamma di misure parziali a scapito di riforme strutturali più profonde e poggia sull'adozione delle norme attuative richieste che tendono a creare incertezza legislativa».

Debito pubblico sempre troppo elevato
Il rapporto puna il dito anche contro il debito pubblico molto elevato, che «è un peso grande per l'economia italiana, fonte di vulnerabilità nel contesto attuale di inflazione e crescita basse, e tiene a freno la crescita a causa dell'elevata tassazione necessaria per servirlo». Preoccupa, infine, il piano di privatizzazioni, che, denuncia la Commissione, «sta subendo ritardi nell'attuazione».

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