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Questo articolo è stato pubblicato il 16 novembre 2014 alle ore 10:52.
L'ultima modifica è del 16 novembre 2014 alle ore 17:27.

«Questa credo sia stata una delle solite battute di Pierluigi. Però è un errore. Quando si parla di unità del partito non lo si può dire solo in teoria, ma lo si deve anche praticare». Lo afferma a Repubblica Debora Serracchiani, commentando le dichiarazioni con cui Bersani ha affermato che il Patto del Nazareno favorisce Mediaset: «Abbiamo fatto in questi mesi un lavoro di cucitura, di rammendo e anche di coesione dentro il Pd, che ci ha portato a raggiungere una maturità e una condivisione su temi importanti, come per esempio il Jobs Act, e non abbiamo assolutamente bisogno di tornare a dividerci».

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«Non abbiamo scelto Berlusconi come interlocutore privilegiato - sottolinea ancora - Abbiamo detto al Paese che c'è una assoluta urgenza di fare le riforme e chiesto a tutti di essere protagonisti di questa partita: alcuni come Berlusconi hanno risposto positivamente, altri come il M5S no. Quindi non c'è alcuna questione economica di mezzo». Serracchiani interviene quindi sul caso Marino: «Il Pd è e sarà leale e responsabile con il sindaco Marino, che ha contribuito ad eleggere. Non possiamo però nasconderci che ci sono criticità e tensioni, posizioni distanti e quindi siamo consapevoli che ci vuole un salto di qualità. Un cambiamento è certo necessario, ma senza diktat. Una crisi politica non servirebbe a nessuno».

Orfini, Bersani? Basta con ossessione Cavaliere
«Non c'era alternativa. Berlusconi è un avversario del Pd, ma non condivido l'ossessione verso di lui che ha coinvolto una parte della sinistra. Bersani non è mai stato incline a questi atteggiamenti». Lo afferma al Corriere della Sera, Matteo Orfini del Pd, dopo le dichiarazioni con cui Bersani ha affermato che il Patto del Nazareno favorisce Mediaset. «Ricordo - aggiunge Orfini - che il Pd è andato alle elezioni proponendo di fare le riforme con tutti e anche su questo ha preso i voti. Preferisco il Bersani prima maniera, quello della campagna elettorale. Allora ci si infuriava contro la destra per aver fatto riforme a maggioranza».

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