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Questo articolo è stato pubblicato il 18 novembre 2014 alle ore 17:42.
L'ultima modifica è del 18 novembre 2014 alle ore 23:17.

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Il terrorismo torna a colpire a Gerusalemme. Una sinagoga di Gerusalemme nel sobborgo di Har Nof su Agasi street è stata attaccata. Due uomini con armi da fuoco, asce e coltelli hanno ucciso 5 fedeli e ne hanno feriti altri sette (uno di loro, un poliziotto, è deceduto in serata per le ferite riportate). Alla fine gli attentatori sono stati a loro volta eliminati dalla polizia.

Gli attentatori si chiamavano Rassan e Adi Abu al-Jamal. Secondo quanto riferisce la stampa israeliana i due sono cugini e facevano parte del pacchetto di prigionieri palestinesi scambiati per il rilascio del caporale Gilad Shalit, tenuto in ostaggio nella Striscia di Gaza per 5 anni (2006-2011). I due abitavano nel sobborgo di Jabal Mukaber a Gerusalemme Est. Sul posto sono arrivati gli uomini del controspionaggio, lo Shin Bet, per interrogare i parenti dei due killer.

Hamas rivendica
I due terroristi sono entrati nella sinagoga con armi da fuoco e asce e coltelli. Questo di oggi è solo l'ultimo in ordine di tempo di una serie di attacchi che hanno visto - come non succedeva da tempo - Gerusalemme come teatro. La tensione è alta da quanto Marwan Barghouti, leader di Tanzim (braccio armato di Fatah), che sconta 5 ergastoli nelle prigioni israeliane, ha invocato la III intifada dopo quella del 1987 e del 2000.

Un comunicato ufficiale di Hamas citato dal sito del quotidiano israeliano Yediot Ahronot, ha rivendicato l'attentato. Si tratta, per Hamas, di una risposta all'uccisione dell'autista di autobus Yusuf Hassan al-Ramouni, trovato impiccato al capolinea di Har Hotzvim domenica notte. Per la sua morte l'esito dell'autopsia parla di suicidio. L'attentato di Gerusalemme, per Hamas, è anche una risposta ai «crimini di Israele ad al-Aqsa». «Hamas - si legge ancora nella nota - chiede la continuazione di azioni di vendetta».

La furia di Netanyau: demolire le case degli attentatori
Il premier israeliano Benyamin Netanyahu ha accusato il presidente palestinese Abu Mazen e Hamas di essere responsabili dell'attacco nella sinagoga di Gerusalemme «che è stato una conseguenza diretta del loro incitamento... un incitamento che la comunità internazionale ha irresponsabilmente ignorato». Netanyahu ha ordinato la demolizione delle case dei due terroristi responsabili dell'attacco di oggi contro la sinagoga di Gerusalemme. La decisione è giunta al termine del comitato di sicurezza convocato dallo stesso premier, che però è stato semtnito in Parlamento dal capo dello Shin Bet (servizi segreti) israeliano, Yoram Cohen: il presidente palestinese Abu Mazen «non fomenta il terrorismo, neanche sottobanco», ha affermato Cohen.

Il capo dello Shin Bet: Abu Mazen non fomenta il terrorismo
Cohen ha comunque aggiunto che alcuni interventi oratori del presidente palestinese sono visti talvolta dalla popolazione come una legittimazione della violenza. Cohen ha anche avvertito che «la dimensione religiosa del conflitto» si sta facendo allarmante. «Si è creata una situazione molto pericolosa», ha aggiunto, che rischia a suo avviso di avere ripercussioni regionali.

Obama condanna attacco: non c'è giustificazione
Il presidente americano, Barack Obama, condanna «duramente» l'attentato a Gerusalemme. «Non c'è giustificazione per questi attacchi sui civili», dichiara Obama.

Kerry a Netanyahu, attentato disumano
Anche il segretario di Stato Usa John Kerry ha condannato in una telefonata al primo ministro Benyamin Netanyahu l'attacco alla sinagoga di Gerusalemme porgendo le condoglianze per le vittime. Lo riferisce la portavoce Jan Psaki. Un attentato - ha detto, secondo i media - che «non ha posto nel comportamento umano».

Abu Mazen condanna l’attentato
L'Anp «ha sempre condannato la morte di civili da ogni parte e condanna oggi l'uccisione di fedeli in una sinagoga a Gerusalemme ovest». Così in un comunicato Abu Mazen stigmatizza l'attacco che stamane ha causato la morte di 4 israeliani.

Scontri nel quartiere degli attentatori, 9 palestinesi arrestati
Scontri sono scoppiati a Jabel Mukaber, sobborgo di Gerusalemme Est da dove provenivano i due cugini palestinesi. Al lancio di pietre, le forze di sicurezza israeliane hanno risposto con la forza, arrestando 9 palestinesi.

Il ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale Paolo Gentiloni ha manifestato «la più ferma condanna per l'ignobile attacco armato di gravità inaudita compiuto questa mattina in una sinagoga di Gerusalemme». Il Governo italiano «esprime il suo sdegno e manifesta profondo cordoglio alle famiglie delle vittime e la solidarietà ai feriti». «Auspico - ha concluso il titolare della Farnesina - che tutte le parti impegnate nel processo di pace dichiarino la più ferma condanna e prendano distanza da un'azione tanto ignobile».

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