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Questo articolo è stato pubblicato il 19 novembre 2014 alle ore 14:23.
L'ultima modifica è del 19 novembre 2014 alle ore 18:36.

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Francesca Mambro e Giusva Fioravanti in una foto del 2008 (Ansa)Francesca Mambro e Giusva Fioravanti in una foto del 2008 (Ansa)

Valerio Giuseppe Fioravanti e Francesca Mambro, ex Nar condannati definitivamente per la strage della stazione di Bologna del 2 agosto 1980, sono stati condannati dal tribunale civile a risarcire danni per 2 miliardi, 134 milioni e 273mila euro alla Presidenza del Consiglio e al ministero dell'Interno.

«Una bella notizia. Così se non altro per loro e i loro eredi il discorso della strage di Bologna rimarrà come una macchia indelebile, costantemente, anche dal punto di vista economico, che è poi quello che capiscono meglio»: lo ha detto Paolo Bolognesi, presidente dell’associazione vittime 2 agosto, dopo la notizia della condanna ala risarcimento.

La decisione è stata presa dal giudice della terza sezione civile del tribunale di Bologna, Francesca Neri. La causa era stata promossa dalla presidenza del Consiglio dei ministri e dal ministero dell'Interno, con il patrocinio dell'avvocatura dello Stato. Si tratta della causa che doveva quantificare e liquidare il danno già accertato in forma generica dalle sentenze penali che avevano condannato i due all'ergastolo. Il tribunale ha respinto l'eccezione di prescrizione sollevata dalla difesa di Mambro e Fioravanti (avvocati Alessandra Tucci, Jacopo Mannini e Cinthia Bianconi) e ha dichiarato i due responsabili in solido dei danni subiti dalle amministrazioni dello Stato a seguito del delitto commesso a Bologna, il 2 agosto 1980.

«La gravità di quel fatto - scrive il giudice - è di livello senza pari nella storia dell'Italia». Un ulteriore profilo da considerare, scrive in un altro passaggio, «è che ormai, a distanza di 34 anni, può dirsi che tale evento sia rimasto impresso in modo indelebile nella coscienza collettiva della nazione, come un vero e proprio danno permanente».

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