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Questo articolo è stato pubblicato il 20 novembre 2014 alle ore 13:37.
L'ultima modifica è del 20 novembre 2014 alle ore 20:14.

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I familiari delle vittime: il picco delle morti è atteso fra 15 anni
«È una sentenza del tutto inaspettata, assolutamente demenziale,di fronte a una storia così che vede ancora oggi persone che muoiono a ritmo di 50-60 l'anno» - ha affermato, durante la trasmissione “Effetto Notte le notizie in 60 minuti”, su Radio 24, il responsabile legale dell'Associazione familiari vittime dell'amianto, Paolo Liedholm. «Dire che tutto questo è prescritto, quando in realtà sappiamo che l'apice non è ancora arrivato e sarà solo tra 15 anni, è una cosa paradossale - aggiunge -, assurda e che ci fa fare davvero una brutta figura agli occhi del mondo».

«Ma ricominceremo sin da subito a lottare» assicura Liedholm. Dopo la decisione della Corte Costituzionale sul processo Eternit alcuni familiari ricorreranno alla Corte Europea per «violazione del diritto alla salute». Ne dà notizia la Fondazione Nazionale Consumatori. La sentenza della Cassazione sul caso Eternit scatena anche l'indignazione del web. Su twitter l'hashtag #eternit è salito al primo posto fra i più utilizzati: quasi tutti i commenti degli internauti sono di taglio negativo.

Eternit Bis, contestato l’omicidio volontario. Trenta nuovi casi
Di inchieste sull’Eternit ne restano comunque tre. Proprio all'indomani della sentenza della Cassazione, la procura di Torino ha chiuso l'inchiesta Eternit Bis, condotta dai pm Gianfranco Colace e da Raffaele Guariniello. Si contesta il reato di omicidio volontario continuato e aggravato da motivi abbietti. Unico indagato: l'ex amministratore delegato della Eternit, Stephan Schmidheiny. La pena prevista è l'ergastolo. Le parti lese sono 256 persone decedute dal 1989 ad oggi, tra Cavagnolo (Torino) e Casale Monferrato (Alessandria) dove avevano sede due stabilimenti dell'Eternit. Ma sono oltre 30 i nuovi casi di morti per patologie che si suppone legate all'amianto al vaglio della procura di Torino e che non sono contenuti nel fascicolo

La procura di Torino come riassunto nell'atto di chiusura indagine, ritiene che Schmideiny agì «per fini di lucro» e con «mezzo insidioso», omettendo le informazioni «circa i rischi dell'amianto». C'era quindi una precisa strategia di occultamento di quanto fosse nocivo e letale l'amianto. L'indagato «promuoveva disinformazione presso la cittadinanza» sui rischi di esposizione da amianto, impedendo ai cittadini di tutelare la propria salute e di difendersi.

Malgrado fosse consapevole delle patologie legate all'esposizione da amianto e di quanto gli stabilimenti fossero «enormemente polverosi», Schmidheiny «diffuse notizie infondate sullo stato delle conoscenze scientifiche sulla cancerogenità» dell'amianto.
Schmideinhy secondo la procura di Torino risparmiò anche sulle bonifiche «così l'asbesto si diffuse generando un'epidemia dilatata nel tempo».

Il secondo procedimento si riferisce agli italiani deceduti dopo aver lavorato negli stabilimenti Eternit in Svizzera e Brasile. Il terzo fascicolo riguarda l'amiantifera di Balangero, nel Torinese, la più grande cava d'amianto d'Europa: uno studio epidemiologico ha messo in evidenza 214 casi di morte e qui Schmidheiny è indagato perché la struttura entrò per qualche tempo nella galassia Eternit.

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