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Questo articolo è stato pubblicato il 21 novembre 2014 alle ore 09:57.
L'ultima modifica è del 21 novembre 2014 alle ore 14:15.

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L’intervento di Mario Draghi al congresso di Francoforte (Afp)L’intervento di Mario Draghi al congresso di Francoforte (Afp)

La Bce fa un altro passo, almeno a parole, in direzione del tanto atteso «Quantitative easing». Mario Draghi ha detto infatti che l’Eurotower userà tutti gli strumenti a sua disposizione per riportare l’inflazione verso il target ed è pronta ad ampliare l’acquisto di titoli a questo scopo.

«Se la traiettoria attuale della politica monetaria non dovesse rivelarsi sufficientemente efficace a raggiungere questo obiettivo - ha detto aprendo a Francoforte il Congresso europeo dei banchieri - o se dovessero materializzarsi ulteriori rischi sull'inflazione, aumenteremo la pressione e allargheremo i canali tramite i quali interveniamo alterando ritmo, mole e composizione dei nostri acquisti» di titoli. Pochi giorni fa, intervenendo al Parlamento europeo, Draghi aveva parlato esplicitamente della possibilità di comprare titoli di Stato. Oggi è parso rafforzare ulteriormente questo messaggio, proprio nel giorno in cui la Bce ha iniziato ad acquistare Asset-backed-securities, i titoli garantiti da mutui o altre attività.

Il presidente della Bce ha anche toccato il tema dei cambi, cosa che fa di rado. Il quantitative easing messo in piedi dalla Fed americana e dalla Bank of Japan, ha detto, «hanno portato a una significativa svalutazione dei rispettivi tassi di cambio, anche in una situazione in cui i rispettivi rendimenti di lungo termine erano già molto bassi». Se la Bce facesse la stessa cosa, è il messaggio neanche tanto implicito, potrebbe far scendere l’euro, come chiedono imprese e governi. E infatti la moneta unica è subito scivolata sotto quota 1,25.

Il Qe insomma può servire a molti scopi. Primo fra tutti, ovviamente, far ripartire l’inflazione, il cui andamento «è diventato sempre più problematico». Gli ultimi dati di ottobre diffusi da Eurostat mostrano un’Eurozona ancora sull’orlo della deflazione, con soli due Paesi - Finlandia e Austria- con un’inflazione superiore all’1%, nessuno al 2% e una media dell’area euro allo 0,4%, in lieve aumento rispetto allo 0,3% di settembre ma ancora pericolosamente vicina allo zero. Gli andamenti positivi registrati nell'area dell'euro nella sfera finanziaria «non si sono trasferiti appieno in quella economica», spiega inoltre Draghi, e la congiuntura nell'area «resta difficile». Anche il dato sull'indice Pmi diffuso ieri «indica che è improbabile un forte rimbalzo economico nei prossimi mesi».

Di fronte a uno scenario così difficile, la politica di bilancio complessiva dell'Eurozona deve andare nella stessa direzione impressa dalla politica monetaria espansiva della Bce «in modo da spingere la fiducia, e cioè coerente con le regole di governance fiscale». Anche su questo tema, Draghi negli ultimi mesi è intervenuto più volte, lanciando appelli al rilancio degli investimenti europei, appelli finora caduti nel vuoto.

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