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Questo articolo è stato pubblicato il 23 novembre 2014 alle ore 14:13.
L'ultima modifica è del 24 novembre 2014 alle ore 08:32.

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Jean-Claude Juncker (foto Epa)Jean-Claude Juncker (foto Epa)

BRUXELLES - La Commissione europea dovrebbe dare il via libera al bilancio previsionale dell'Italia per il 2015, secondo le ultime informazioni raccolte qui a Bruxelles ieri sera. La presentazione delle attese opinioni sui bilanci nazionali è prevista questa settimana. Sarà associata a un piano di investimenti da 300 miliardi di euro promesso a suo tempo dal nuovo presidente dell'esecutivo comunitario, Jean-Claude Juncker, con l'obiettivo di rilanciare l'economia europea.

Commentava laconico ieri sera un funzionario comunitario dopo una riunione dei capi di gabinetto dei commissari: «Via libera». Precisava qualche ora prima un altro funzionario: «Vogliamo toccare con mano gli sforzi sul fronte delle riforme, e verificare i risultati di finanza pubblica del 2014». Se confermate, queste prime indicazioni lasciano intendere che la Commissione ha considerato la situazione economica una attenuante. Stessa scelta accomodante sarebbe stata fatta per Belgio e Francia.

Da settimane, il governo Renzi si sta adoperando per evitare la richiesta di nuove misure di finanza pubblica, nonostante una Finanziaria non pienamente in linea con gli impegni europei. Ciò detto, nella sua opinione è probabile che la Commissione sottolineerà i rischi di politica economica del bilancio 2015 e chiederà una accelerazione delle riforme economiche da qui a marzo, quando vi sarà un nuovo esame. Il desiderio di Bruxelles è di segnare una svolta tutta incentrata sul rilancio della congiuntura.

A questo proposito, l'atteso piano di investimenti, ancora oggetto di negoziati politici nel collegio dei commissari, prevede la nascita di una entità nuova, collegata alla Banca europea degli investimenti e che sia capace, a differenza dell'istituto lussemburghese, di investire in progetti finanziariamente rischiosi, per evitare che che la Bei metta a rischio la sua Tripla A. Il capitale iniziale oscillerà tra i 10 e i 40 miliardi di euro. Il denaro proverrà dalla stessa Bei e dal bilancio comunitario.

L'obiettivo è di evitare nuovo debito pubblico. Ciò detto, i paesi potranno contribuire al capitale iniziale; e il loro investimento non conterebbe nel calcolo del deficit degli stati membri, così come è avvenuto con il contributo alla nascita del Meccanismo europeo di Stabilità (l'Esm). «Non sarebbe una scelta banale - spiega un alto funzionario europeo -. Avrebbe una sua valenza politica in un contesto in cui si discute dei modi per rilanciare gli investimenti» (si veda il Sole 24 Ore di martedì scorso).

Da anni, ormai, il governo italiano nelle sue diverse formazioni ha proposto di dedurre gli investimenti pubblici dal calcolo del disavanzo. Ostacoli giuridici (il Patto di stabilità e di crescita) e dubbi politici (quelli dei paesi del Nord) hanno finora bloccato molte iniziative in questa direzione. Tornando al piano di investimenti, la nuova entità avrà il compito di selezionare i progetti e garantire loro il prestito iniziale con cui finanziare le nuove iniziative.

La trasformazione di 10-40 miliardi di euro in investimenti fino a 300 miliardi, come ha promesso Juncker, dovrebbe avvenire con un effetto leva, utilizzando l'abbondante liquidità sui mercati. L'effetto moltiplicatore può rivelarsi agli occhi di molti osservatori aleatorio, ma la stessa Bei è stata chiamata nel 2012 a trasformare in tre anni un recente aumento di capitale da 10 miliardi in 180 miliardi di euro di investimenti. La banca sta rispettando la tabella di marcia.

Un gruppo di lavoro che riunisce stati membri, Commissione e Bei sta mettendo a punto una lista di progetti da cui fare una selezione. «Solo i progetti economicamente validi saranno salvati», spiegava ieri un funzionario comunitario. Il piano prevede la nascita di un servizio di consulenza europea che aiuti le autorità regionali e nazionali a proporre iniziative efficaci, sulla falsariga del sistema Jaspers, che aiuta i paesi dell'Est a sfruttare al meglio i fondi strutturali.

La Commissione sta valutando in queste ore gli ultimi dettagli in vista di una presentazione inizialmente prevista per mercoledì, ma - secondo quanto appreso da fonti diplomatiche Ue citate dall’Ansa - successivamente slittata a venerdì. In un primo tempo, Juncker avrebbe voluto, con una comunicazione ad hoc, rilanciare anche il dibattito sul modo in cui con flessibilità applicare le regole di bilancio e valutare gli investimenti nei deficit pubblici. Questa ipotesi controversa per molti governi non sembra però più d'attualità, anche per non distrarre l'attenzione da un piano su cui molti qui scommettono.
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