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Questo articolo è stato pubblicato il 25 novembre 2014 alle ore 17:36.

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La commissione Affari costituzionali del Senato ha concluso oggi il giro di audizioni sulla riforma elettorale e ha rinviato a domani l'avvio della discussione generale sull'Italicum.
La presidente e relatrice del testo, Anna Finocchiaro, ha spiegato di non poter fare previsioni sui tempi prima di aver ascoltato le forze politiche esprimersi sulla riforma: «Quando tutti si saranno espressi potremo decidere come procedere e se c'è un punto comune». Nelle audizioni, i costituzionalisti hanno espresso pareri contrastanti sui diversi punti più discussi, a cominciare da quello se sia necessario o meno prevedere una norma transitoria anche per il Senato.

Il sottosegretario alle Riforme, Luciano Pizzetti, presente alla riunione della commissione insieme al ministro Maria Elena Boschi, ha ammesso che «c'è un calendario complicato» ma ha assicurato: «Cercheremo di tenere il ritmo che ci eravamo prefissati». Al Senato infatti oltre alla legge elettorale prima della pausa natalizia dei lavori arriveranno il Jobs act e la legge di stabilità. Ecco perché Pizzetti ammette che «sarà difficile chiudere entro Natale (come chiesto da Renzi, ndr) e certo non possiamo pensare di convocare sedute tra Natale e Capodanno per la legge elettorale».

Pizzetti ha aggiunto che «non sarebbe un dramma se avessimo la Camera con un sistema elettorale riformato, come l'Italicum, e il Senato con il sistema che esce dalla sentenza della Corte costituzionale», il cosiddetto Consultellum, «con alcuni aggiustamenti tecnici». I cronisti hanno domandato se è auspicabile, come hanno chiesto alcuni costituzionalisti, una norma transitoria anche per il Senato, nel caso in cui si vada alle urne prima dell'approvazione della riforma costituzionale del bicameralismo. «La norma transitoria c'è - ha replicato Pizzetti - ed è il Consultellum. Applicare l'Italicum, seppur in via transitoria, anche al Senato è un voler mettere le briglia a Renzi, perché permette di accusarlo di voler andare al voto anticipato». Insomma «nessun dramma» a lasciare il Consultellum per il Senato.

In realtà il premier starebbe lavorando a una soluzione da offrire ai contraenti del patto del Nazareno, fortemente in bilico in queste ore dopo la debacle di Forza Italia in Emilia e Calabria. E si chiama “norma transitoria”: ossia la specificazione che l'Italicum entrerà in vigore solo dopo l'approvazione della riforma costituzionale che abolisce il Senato elettivo e riforma il Titolo V della Costituzione. Facendo vivere di fatto per Camera e Senato, fino a quel momento, il proporzionale “Consultellum” rimasto in piedi dopo la bocciatura del Porcellum da parte della Corte costituzionale. Tanto più che alcuni costituzionalisti (a cominciare dagli ex presidenti della Consulta Gaetano Silvestri e Giuseppe Tesauro) hanno posto il problema, in audizione a Palazzo Madama, della possibile incostituzionalità di una legge che al momento dell'approvazione varrebbe solo per un ramo del Parlamento.

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