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Questo articolo è stato pubblicato il 26 novembre 2014 alle ore 12:45.
L'ultima modifica è del 05 gennaio 2015 alle ore 22:40.

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Una norma “pro Berlusconi”, sarebbe contenuta in un articolo dello schema di decreto legislativo per la riforma dei reati tributari approvato dal Consiglio dei ministri la vigilia di Natale, norma che permetterebbe all'ex premier di veder cancellata la condanna per frode fiscale inflittagli nel processo Mediaset. Quindi, a cascata, il possibile l'azzeramento degli effetti della legge Severino nei suoi riguardi e il ripristino della sua “agibilità politica”. L'ipotesi, avanzata oggi da diversi quotidiani, è stata subito esclusa da palazzo Chigi, che questa mattina ha deciso di bloccare l’iter del provvedimento. Il Cdm modificherà il dlgs in maniera tale da escludere che possa avere effetti sulla vicenda giudiziaria Berlusconi-Mediaset.

Il provvedimento finito sotto i riflettori è uno schema di decreto legislativo che in attuazione della Delega fiscale approvata nel marzo scorso introduce nel nostro ordinamento «Disposizioni sulla certezza del diritto nei rapporti tra fisco e contribuente». La riforma non è ancora in vigore: essendo un dlgs, dovrà essere sottoposta alle commissioni parlamentari competenti e ri-approvato dal Cdm, che potrà tener conto delle eventuali osservazioni del Parlamento.

Le polemiche riguardano in particolare l’articolo 15, che prevede l'inserimento nel dlgs 74/2000 sui reati tributari di un articolo 19-bis che esclude la punibilità a tutti i reati previsti dallo stesso decreto (compresa la frode fiscale, il reato che ha portato alla condanna di Berlusconi nel 2013) «quando l'importo delle imposte sui redditi evase non è superiore al tre per cento del reddito imponibile dichiarato o l'importo dell'imposta sul valore aggiunto evasa non è superiore al tre per cento dell'imposta sul valore aggiunto dichiarata». A complicare le cose, anche la dubbia paternità della norma contestata: secondo una prima ricostruzione, l’articolo 15 non sarebbe stato voluto dall’ufficio legislativo del ministero dell’Economia (che segue per competenza l’attuazione della Delega fiscale) ma sarebbe stato introdotto a palazzo Chigi alla vigilia del Cdm.

A conclusione del processo Mediaset Berlusconi è stato condannato a quattro anni di reclusione (tre condonati) e a due anni di interdizione dai pubblici uffici per una frode fiscale di 7 milioni di euro (4,9 milioni su 410 di imponibile nel 2002; 2,6 su 312 nel 2003), pari a meno del 2% dell'imponibile. Pertanto, attraverso un incidente di esecuzione, l'ex premier potrebbe beneficiare delle previsioni della nuova norma e ottenere la cancellazione della condanna. Cui potrebbe seguire l'azzeramento degli effetti della legge Severino (il dlgs 235/2012 - emanato in attuazione della legge 190/2012 anticorruzione - che disciplina l'incandidabilità in seguito a condanne definitive per delitti non colposi), a cominciare dai sei anni di incandidabilità. I giuristi appaiono divisi sull'interpretazione della norma, che potrebbe non riguardare il reato di frode fiscale, ma solo l'infedele dichiarazione, e soprattutto sulla sua effettiva retroattività.

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