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Il bene supremo di un Paese, l'obbligo di intervenire

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Il bene supremo di un Paese, l'obbligo di intervenire

Se c'è una cosa che danneggia la lotta all'evasione fiscale e, allo stesso tempo, la capacità di attrarre investimenti da parte di un Paese è l'assenza della certezza del diritto. Quando poi si interviene addirittura sul versante penale arrivando a depenalizzare un reato individuando una soglia generosa e opinabile (il 3%) soprattutto per gli imponibili molto elevati, le valutazioni di ordine etico e politico e le capacità tecniche vanno rafforzate e devono assolutamente prevalere.

Non sappiamo chi abbia inserito la norma: se la manina sia stata quella del Tesoro o quella di Palazzo Chigi. Non sappiamo se la norma riguarda la frode fiscale o l'infedele dichiarazione (sono ovviamente due cose molto differenti). Non sappiamo se riguarda oltre ai processi in corso anche quelli passati definitivamente in giudicato (caso Berlusconi-Mediaset o altri mediaticamente meno famosi) e quali sarebbero a cascata le conseguenze per il leader di Forza Italia (azzeramento o no degli effetti della legge Severino) legate peraltro al buon esito dell’affidamento in prova ai servizi sociali e alla valutazione che si farà sulla nozione di effetti penali (vedi articolo di Donatella Stasio).

Non sappiamo a chi volesse fare un regalo chi ha ideato e scritto la norma, di certo non si è fatto un regalo alla certezza del diritto, alla trasparenza e, in definitiva, a quel bene supremo che è l'interesse generale del Paese, che si costruisce e difende facendo pagare le tasse giuste e quindi riducendo l'abnorme carico di prelievi italiani, colpendo con certezza chi evade, evitando anche la sola sensazione che i furbi (vecchi e nuovi, conosciuti e meno) la facciano sempre franca.

Chi ha creato questo pasticcio chieda scusa e ponga rimedio, si tratta di una norma di un decreto legislativo, intervenire non è complicato. Anzi, assolutamente obbligatorio.

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