Storia dell'articolo
Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 26 novembre 2014 alle ore 10:43.
L'ultima modifica è del 26 novembre 2014 alle ore 15:21.

My24

Il Piano Juncker «è il primo passo verso una svolta a favore della crescita e del lavoro» ed è «quanto mai opportuno» perché c'è «un rischio serio di movimento verso la stagnazione». E ancora: «È necessario e possibile uno shock per la crescita». Per questo motivo «le riforme strutturali sono necessarie in tutti i paesi» della Ue. Lo ha detto il ministro Pier Carlo Padoan nel suo intervento al Parlamento europeo a Strasburgo. Padoan ha però aggiunto che l'Italia non ha ancora esaminato l'ipotesi di partecipare direttamente al Fondo europeo per gli investimenti, perché «non sappiamo come funzionerà».

Padoan: piano Juncker primo passo importante, serve shock positivo
Il ministro dell’Economia ha definito il piano di investimenti da 315 miliardi della Commissione Ue «un primo passo molto importante, una svolta nella gestione della politica economica e nella capacità dell'Europa di tornare a produrre crescita e lavoro». Padoan ha parlato di «iniziativa quanto mai opportuna», in un momento di «previsioni di crescita riviste verso il basso e di un rischio serio verso la stagnazione economica e di inflazione troppo bassa» . E ha aggiunto: «Serve uno shock positivo per evitare questo rischio di stagnazione».

Fallimento mercato richiede azione pubblica
Mobilitare le risorse pubbliche per rilanciare gli investimenti privati ripristinando la fiducia: è questa la ricetta per far tornare l'Europa alla crescita, secondo la sintesi del ministro dell'Economia. «Di fronte al fallimento del mercato c'è bisogno di un'azione pubblica», ha detto Padoan con riferimento al piano Junker.

Non ancora deciso se Italia parteciperà a Fondo investimenti
Padoan, parlando con i giornalisti, ha però aggiunto che l'Italia non ha ancora esaminato l'ipotesi di partecipare al Fondo europeo per gli investimenti del piano Juncker, perché «non sappiamo come funzionerà». In particolare sul piano Juncker restano da chiarire «al cento per cento» due punti secondo il ministro dell'Economia. Il primo riguarda «quali saranno le implicazioni per il rispetto del patto di stabilità sui bilanci nazionali» quando i paesi contribuiscono direttamente al capitale del nuovo fondo europeo. Il secondo punto da chiarire per l'Italia riguarda «i criteri di riallocazione di queste risorse non tanto verso i singoli paesi quanto verso i progetti». Questo è uno dei punti più importanti della questione che riguarda l'interesse specifico di ogni Stato a partecipare o meno alla capitalizzazione del Fondo per gli investimenti.

Avanti in fretta, cresce rischio deludere cittadini
Per il ministro, comunque, «bisogna fare in fretta» perché «nei confronti dell'Europa c'è un'aspettativa crescente da parte dei cittadini, ma sono crescenti anche i rischi di delusioni”. Dunque avanti con le riforme strutturali «necessarie in tutti i paesi» della Ue.

Ristabilire clima fiducia reciproca
In precedenza, in un intervento inviato al un convegno a Torino per ricordare Tommaso Padoa-Schioppa, il ministro dell’Economia aveva sottolineato come «dopo sette anni di crisi pressoché ininterrotta restano solo tre anni per invertire la rotta ed evitare che, dopo il caso del Giappone, si possa parlare anche per l'Europa di un decennio perduto». E aveva aggiunto che «uscire da questa lunghissima crisi richiede nuove forme di cooperazione tra le istituzioni e i paesi membri». Non solo. È «cruciale recuperare un clima di fiducia reciproca»

Commenta la notizia

Shopping24

Dai nostri archivi