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Questo articolo è stato pubblicato il 28 novembre 2014 alle ore 07:14.
L'ultima modifica è del 28 novembre 2014 alle ore 07:36.

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La moneta russa (che porta la data del 18 marzo 2014!) commemorativa dell’unione della Crimea alla Federazione.La moneta russa (che porta la data del 18 marzo 2014!) commemorativa dell’unione della Crimea alla Federazione.

Già flagellato dalle sanzioni a Mosca e dalla stagnazione economica (destinata presto a diventare recessione), il povero rublo ieri ha polverizzato nuovi record negativi. Aveva raggiunto il fondo, ma ha iniziato a scavare, in scia alla decisione dell'Opec di non tagliare il prezzo del petrolio e alla conseguente caduta del greggio sotto quota 70 dollari al barile. L'indebolimento dei prezzi dell’oro nero trascina infatti nell'abisso tutte le economie legate al petrolio. A partire dalla Russia, che deve agli idrocarburi la metà delle entrate fiscali e il 70% dell'export. Secondo Ivan Tchakarov e Ekaterina Vlasova, di Citigroup, una flessione di 10 dollari al barile ha infatti un impatto medio dello 0,8% sul Pil; un peggioramento massimo dello 0,8% sulla posizione fiscale e dello 0,4% sulla bilancia corrente con l'estero. Lo stesso ministro delle Finanze russo, Anton Siluanov, ha ammesso che il danno provocato dal crollo del prezzo del greggio si aggira tra i 90 e i 100 miliardi di dollari l'anno.

Rublo nella polvere
Inevitabile quindi l'ennesimo record negativo: la divisa russa è precipitata contro il dollaro arrivando a quota 49, mentre contro l'euro ha superato quota 60. La caduta sembra inarrestabile: dall'inizio dell'anno il rublo ha perso la metà del suo valore rispetto al biglietto verde. Ma non è tutto. «I timori di un deciso deterioramento dell'outlook del Paese hanno alimentato una serie di vendite massicce sui bond russi - sottolinea Vincenzo Longo, market strategist di IG - con il rendimento sul titolo a 10 anni che è tornato stabilmente sopra la soglia del 10,50%, livelli che non si vedevano dal settembre 2009».
Nel disperato (e inutile) tentativo di sostenere la valuta, la Banca centrale russa ha bruciato oltre 70 miliardi di dollari, pari a un quinto delle riserve, senza nemmeno scalfire la continua la fuga dei capitali che quest'anno è destinata ad arrivare a 125 miliardi di dollari, il doppio dell’anno scorso. Poi Mosca ha gettato la spugna, abbandonando la banda di oscillazione controllata per il rublo e autorizzando la valuta a fluttuare liberamente nei confronti di dollaro ed euro.

Putin userà il pugno di ferro?
Le sanzioni anti-Russia e le esportazioni russe previste in declino, con il rublo che affonda, formano insomma un mix micidiale. «È ormai chiaro come per la Russia sia aumentato il rischio stagflazione– spiega Matteo Paganini, chief analyst FXCM Italia - con crescita economica e corsa dell'inflazione previste in direzioni opposte nel 2015. La banca centrale russa si trova quindi tra l'incudine e il martello. Da un lato, l'impennata dei prezzi richiede una politica restrittiva e dall'altro un aumento della produzione necessiterebbe invece di politiche più espansive».
Ora Putin è davanti a una scelta difficile: consentire il sell-off sul rublo oppure introdurre un regime ancor più draconiano di restrizioni per fermare la fuga di capitali. Secondo Paganini «quello che più di tre mesi fa sembrava solo un’ipotesi lontana ora è una possibilità concreta: Mosca - spinta dalla politica decisionista di Putin - potrebbe bloccare tutti gli investimenti speculativi sui vari incroci valutari che coinvolgono il rublo, costringendo investitori e risparmiatori a perdite sostanziali, isolando di fatto la Russia dai mercati finanziari mondiali».

I livelli chiave per gli investitori
Ma qual è il pavimento di questa interminabile caduta del rublo? «Ormai ci aspettiamo che il cambio possa arrivare sino a 50 – sottolinea Longo - dato che la Banca centrale del Paese ex Unione Sovietica ha fatto sapere nelle scorse settimane di voler limitare le operazioni di mercato aperto e rendere più flessibile i movimenti dei cambi contro la valuta russa. Gli operatori sanno che la Banca centrale guidata da Elvira Nabiullina non agirà nel breve per fronteggiare questo deprezzamento e ciò sta alimentando un circolo vizioso di vendite sul rublo».
“Vede” quota 50 contro il dollaro anche Paganini. «Per quello che concerne il cambio col dollaro il riferimento resta il livello di massimo a 48 – spiega il chief analyst di Fxcm Italia - già di recente rivisitato e superato. Sul daily i ritracciamenti in area 44,50 sui minimi precedenti e sulla media mobile esponenziale a 21 periodi sono stati precisi e hanno dato prova della solidità del trend al rialzo verso area 50. Una chiusura settimanale su tali punti di massimo consentirebbe ampie estensioni guardando a 52 prima e 55 poi. Prima del superamento al ribasso di 44,50 difficilmente si paleseranno inversioni importanti in area 40».
Situazione non troppo differente quella dell'euro-rublo che, tuttavia, complice la recente debolezza della moneta unica, ha consentito un allontanamento dai punti di massimo a 60,90. «Il supporto statico a 60,50 è ora quello più rilevante per determinare ripartenze rialziste a 60,68 dapprima e verso i massimi successivamente – sottolinea ancora Paganini - . Cedimenti di esso, invece, si porrebbero un target di breve a 60,20 che di nuovo potrebbero sostenere al rialzo la quotazione. Difficile ipotizzare estensioni del movimento ribassista agli importanti livelli tecnici in area 59,80».

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