Storia dell'articolo
Chiudi
Questo articolo è stato pubblicato il 29 novembre 2014 alle ore 13:53.
«Oggi ragioniamo sulla necessità di fare in modo che le imprese possano crescere, e se c'è una cosa che non dobbiamo fare è mettere addosso oneri in più». Così il ministro Giuliano Poletti, all'assemblea nazionale della Cna a Mirandola (Modena), uno dei centri più colpiti dal terremoto del maggio 2012, si è sbilanciato sul tema del rischio di maggiori oneri per le aziende con meno di 15 dipendenti legato all’approvazione del Jobs act e dei suoi decreti legislativi. Un rischio evocato dal presidente Cna nella sua relazione.
Jobs act, Poletti: non dobbiamo mettere oneri in più
«Meno incentivi e più libertà, meno incentivi ma meno ostacoli - ha detto Poletti durante la tavola rotonda all'assemblea nazionale della Cna a Mirandola - credo che sia quello che dobbiamo fare. Se continuiamo a pensare che più carta produciamo e regole abbiamo più stiamo tranquilli... è esattamente l'opposto». «Non abbiamo intenzione di produrre balzelli ulteriori, elementi di appesantimento - ha aggiunto - Se possiamo fare qualcosa è trovare la maniera di costruire un ponte che aiuti le imprese a crescere. Se c'è uno scalino troppo grande lo dobbiamo limare per evitare che ci sia un muro che impedisce ad andare più in là. Su questo dobbiamo ragionare insieme».
Jobs Act, Cna: riforma non penalizzi i piccoli
Il rischio aumento oneri per le imprese è stato evocato da Daniele Vaccarino, presidente Cna, nella sua relazione alla assemblea nazionale a Mirandola, parlando della riforma del mercato del lavoro. «Bisogna scongiurare il rischio che il Jobs act introduca nelle imprese, con meno di 15 dipendenti, oneri nuovi e difficilmente sostenibili», ha detto il presidente Cna, che ha aggiunto: «Condividiamo i punti salienti della riforma, volti a modernizzare e semplificare il mercato del lavoro e le forme contrattuali nonché a rispondere alle esigenze di flessibilità».
Poletti: 4 miliardi per ammortizzatori e politiche attive
Nel suo intervento il ministro Poletti ha assicurato che le risorse per il lavoro ci sono, sia per incentivarlo sia per sostenere chi lo perde. E in totale si arriva a 4 miliardi, per gli ammortizzatori sociali e altre politiche attive. «Per gli ammortizzati sociali in legge di stabilità ci sono 2 miliardi - ha spiegato il ministro - più un incremento che sarà deliberato in questi giorni con l'approvazione definitiva della Legge di stabilità che prevede altri 400 milioni. Poi ci sarà il fondo per il lavoro che vale 1 miliardo e 400 milioni. Quindi oggi siamo verso i 4 miliardi a disposizione per gli interventi sugli ammortizzatori sociali e le politiche attive sul lavoro».
Minoranza Pd: governo non chiuda a modifiche Jobs act in Senato
Intanto, alla vigilia dell'approdo nell'Aula di Palazzo Madama della riforma del lavoro, i senatori della minoranza Pd hanno lanciato un appello al Governo a non chiudere a miglioramenti sul Job act. E chiedono impegni precisi su aspetti delicati quali, per esempio, il reintegro del lavoratore licenziato con motivazioni economiche che si rivelassero palesemente infondate. Pur riconoscendo i «passi avanti compiuti» in commissione alla Camera rispetto al testo originario presentato del Governo sulla delega lavoro.
Martedì la ripresa dei lavori in Senato
L’esame del Jobs act riprende martedì pomeriggio in Aula al Senato con l'incardinazione del provvedimento (relatore Pietro Ichino) e il voto delle questioni pregiudiziali di costituzionalità. Il Governo intende correre, dopo il rapido via libera ottenuto in commissione in sede referente, senza apportare modifiche al testo licenziato dalla Camera.
All'interno della maggioranza restano però fibrillazioni, e l'Esecutivo potrebbe ricorrere al voto di fiducia, soprattutto per una questione di numeri: a Palazzo Madama la maggioranza corre sul filo di una manciata di voti. Qualcuno della minoranza Pd potrebbe votare contro il ddl e far pendere così l'ago della bilancia dalla parte delle opposizioni che contestano il provvedimento ed hanno già annunciato, da giorni, il loro voto contrario. C'è poi anche un nodo tempi con il possibile incrocio con l'esame della legge di Stabilità (che arriverà in Senato), con la conseguenza di un allungamento dei tempi per l'ok finale al Jobs act. Una eventualità che il Governo vuole scongiurare.
©RIPRODUZIONE RISERVATA