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Questo articolo è stato pubblicato il 06 dicembre 2014 alle ore 08:12.

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Viva l’America centrale

Gaudenzi, pur senza svolgere ufficialmente alcun lavoro, per investigatori e inquirenti gestisce di fatto almeno una nuova attività imprenditoriale nel ramo immobiliare, con interessi nella costruzione di un complesso residenziale alle Bahamas. Anche i dettagli contano per fare colpo e così, per incontrare potenziali investitori a Montecarlo, c’è chi gli mette a disposizione una vettura lussuosa per affrontare disteso il viaggio verso il Principato.

Il progetto immobiliare era ambizioso e prevedeva la costituzione di un centro residenziale e di un villaggio vacanze, sull’isola Eleuthra dell’arcipelago tropicale delle Bahamas, Stato sovrano del Commonwealth britannico.

Te lo do io il Brasile

L’investimento alle Bahamas incrocia i propri destini con il Brasile. Consapevole del suo trascorso criminale, al fine di evitare sequestri, secondo la ricostruzione della Procura, Gaudenzi intesta fittiziamente a congiunti e soggetti rientranti nella propria sfera relazionale le società «Immobiliare due pini srl» e «Okaos srl», cioè le quote sociali e i relativi complessi aziendali che svolgevano attività commerciali, che di fatto però restavano nel suo dominio.

Gaudenzi, scrive il Gip Flavia Costantini a pagina 898 dell’ordinanza di custodia cautelare, impiega la società «Immobiliare due pini srl» per gestire le movimentazioni di denaro collegate a progetti di investimento da realizzare alle Bahamas.

Attraverso la srl, «Rommel» trasferisce ingenti capitali liquidi su rapporti bancari alle Bahamas, per il tramite della sorella, la quale agiva, su sua istruzione, sui conti della società, al fine di realizzare un progetto immobiliare, consistente nell’acquisizione di una struttura adibita ad albergo denominata «Cigatoo» e alla costruzione di un centro residenziale su lotti di terreno di proprietà della famiglia di Katherine Johnson, sull’isola di Eleuthera.

È sempre Gaudenzi, secondo la ricostruzione degli inquirenti, a canalizzare proprie risorse finanziarie - derivanti dalla vendita di un immobile in Brasile, sui conti correnti della società e, in parte, direttamente sui conti bahamensi - destinate alla realizzazione dei progetti immobiliari.

Nella fase preparatoria dell’investimento, Gaudenzi interloquiva con Massimo Carminati che, appariva supervisionare la questione, elargendo consigli al suo uomo sulle modalità con le quali procedere. Il «cecato», oltre a delegare la questione al figlio, era perfettamente a conoscenza degli investimenti in Brasile, della vendita di un appartamento in quel Paese e del trasferimento di parte dei proventi sui conti della «Immobiliare Due Pini srl».

nino.amadore@ilsole24ore.com

roberto.galullo@ilsole24ore.com

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L’INTRECCIO

Il boss di Mafia Capitale

Massimo Carminati (foto), classe 1958, ex esponente del gruppo eversivo d’ispirazione neofascista Nar e criminale comune affiliato all'organizzazione malavitosa romana Banda della Magliana, è considerato dagli inquirenti il boss della Mafia Capitale. Il suo soprannome è il «cecato», a causa di una ferita all’occhio sinistro

«Rommel» il tesoriere

Fabio Gaudenzi, detto «Rommel» dal cognome del feldmaresciallo tedesco della seconda guerra mondale, per gli inquirenti è il tesoriere della Mafia Capitale. Confidente fidato di Carminati, a Gaudenzi vengono affidate le chiavi del riciclaggio anche internazionale. Investe a Roma, ma anche in Africa, Bahamas e Brasile

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