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Questo articolo è stato pubblicato il 07 dicembre 2014 alle ore 08:11.
L'ultima modifica è del 15 febbraio 2015 alle ore 10:35.

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Una crescita economica solida, un percorso di riduzione del debito che spicca tra i Paesi dell’Eurozona e ora anche un netto miglioramento a livello occupazionale. C’è più di un motivo di soddisfazione nella pagella con cui Standard & Poor’s, per la seconda volta in sei mesi, ha alzato il rating a lungo termine sul debito sovrano dell’Irlanda, portandolo ad A (con outlook stabile) e accompagnandolo con un upgrade anche sul debito a breve (da A-2 ad A-1).

L’accelerazione del Pil è infatti una realtà ormai consolidata: l’ha certificata l’ultimo outlook della Commissione europea (che ha previsto un incremento del Pil del 4,6% quest’anno e del 3,6% nel 2015, in entrambi i casi migliore performance dell’Unione europea), continuano a confortarla dati positivi, come quello diffuso due giorni fa sull’eccezionale performance della produzione industriale (+38,5% su base annua). Sull’elevato debito pubblico e sulla disoccupazione ancora alta restava invece qualche perplessità in più, accantonata da S&P’s.

Appena un anno fa Dublino congedava la troika dei creditori (Ue, Bce ed Fmi), uscendo da un piano di salvataggio triennale da 67,5 miliardi seguito allo scoppio della bolla immobiliare, con conseguente tracollo del sistema bancario e delle finanze pubbliche. Ora è cinque gradini sotto la tripla A nel giudizio di S&P’s (più vicina al Belgio che al Portogallo, altro Paese “salvato”), è stata a promossa ad A- da Fitch in agosto e a Baa1 da Moody’s in maggio.

«L’upgrade – si legge nel giudizio di Standard&Poor’s – riflette la nostra visione sulle solide prospettive di crescita dell’Irlanda, che ci aspettiamo sostengano ulteriori miglioramenti nei conti pubblici».

L’agenzia di rating prevede un incremento medio annuo del Pil del 3,7% nel prossimo triennio, una disoccupazione che nel 2017 dovrebbe scendere al 9% (dal picco del 15% sfiorato negli anni della crisi) e un debito pubblico che, dai livelli attuali (117%), dovrebbe abbassarsi fino al 91,4% sempre nel 2017: un ritmo di riduzione – sottolinea l’agenzia – sconosciuto altrove nell’Eurozona. Altre note positive sono il flusso di investimenti diretti esteri, che S&P’s rileva come eccezionalmente alto negli ultimi anni, e il contributo consistente alla crescita che arriva anche dalla domanda interna, in un’economia finora fortemente export oriented come quella irlandese. Promossa anche la National Asset Management agency (Nama), la bad bank irlandese, che è in anticipo sulla tabella di marcia nel rimborso dei bond governativi.

Particolare soddisfazione ha espresso il ministro delle Finanze, Michael Noonan: «Quest’ultima attestazione di fiducia – ha detto - è particolarmente benvenuta alla vigilia degli incontri che terrò la settimana prossima con investitori cinesi a Pechino e Shanghai. Il ritorno all’”investment grade” nel giudizio di tutte le principali agenzie di rating (conquistato dall’Irlanda già all’inizio dell’anno, ndr) ha riaperto per noi nuovi spazi nei mercati asiatici».

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