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Questo articolo è stato pubblicato il 12 dicembre 2014 alle ore 07:40.
di Roberto Galullo
Non c’è (non c’è mai stata) mafia senza capitale umano e senza capitale sociale. Che si chiami white collar crime, termine coniato in Usa nel 1939 con riferimento alle frodi commesse da professionisti e servitori dello Stato o “burocrazia illecita”, come la definisce il Gip Flavia Costantini nell’ordinanza “Mondo di mezzo” o zona grigia, il capitale umano è sempre lì. A disposizione.
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L’ANALISI
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La ricostruzione dell’operatività di “Mafia capitale”, dei rapporti economici, finanziari, pubblici e imprenditoriali ha rivelato l’esistenza di una fitta trama di relazioni e proprio l’analisi dei singoli fatti fa venire alla luce quella che il Gip definisce una «forma organizzata, strutturata come una sorta di branch illecita dell’organizzazione, cui è preposto Buzzi (il braccio destro del presunto boss Massimo Carminati, ndr), che si avvale di uno stuolo di collaboratori, con precise partizioni di ruoli, di competenze e di funzioni».
Per Procura e Gip la burocrazia illecita è costituita da quel capitale umano «a disposizione» di “Mafia Capitale” attraverso cui venivano disposte le operazioni illegali: false fatturazioni, transito e consegna di flussi finanziari illegali, predisposizione di documentazione falsa per alterare i processi economici e quelli decisionali della pubblica amministrazione, documentazione dell’attività illecita, custodia della documentazione. Il ruolo di Nadia Cerrito, soggetto di diretta collaborazione con Buzzi, che custodisce il “libro nero” e che tiene la contabilità dei flussi finanziari esterni ed interni all’organizzazione; il ruolo del commercialista Paolo Di Ninno e Claudio Caldarelli, che si occupano prevalentemente (Caldarelli anche del segmento istituzionale) del versante tributario e del mascheramento dei flussi finanziari illeciti; il ruolo dell’imprenditore Agostino Gaglianone, attraverso il quale secondo l’accusa Carminati gestisce la Imeg srl e indirettamente i lavori sul campo nomadi di Castel Romano e attraverso il quale si realizzano le frodi fiscali necessarie a far pervenire nella sua disponibilità i profitti che riteneva di dover utilizzare; il ruolo di Carlo Maria Guarany, interlocutore costante delle scelte illecite di Buzzi; il ruolo di Alessandra Garrone, compagna di Buzzi, con la quale costui condivide i suoi progetti criminali: ecco per la procura di Roma un esemplificativo parterre, seppur di persone innocenti fino a eventuale terzo grado di giudizio.
«La capacità di accumulare ed impiegare capitale sociale, ovvero di manipolare ed utilizzare relazioni sociali – scrive il Gip Costantini a pagina 808 dell’ordinanza “Mondo di mezzo”, facendo proprio l’impianto accusatorio – costituisce il principale punto di forza dell’organizzazione mafiosa: combinando legami forti, che assicurano lealtà e senso di appartenenza, con legami deboli, ovvero flessibili ed aperti verso soggetti esterni all’organizzazione, i mafiosi possono contare su un ampio ed eterogeneo serbatoio di risorse relazionali».