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Questo articolo è stato pubblicato il 18 dicembre 2014 alle ore 16:21.
L'ultima modifica è del 18 dicembre 2014 alle ore 16:25.

Ultimi giorni di confronto in vista del varo del decreto con la nuova normativa sul contratto a tutele crescenti, atteso in consiglio dei ministri la vigilia di Natale, il 24 dicembre. Il lavorio dei tecnici di palazzo Chigi e ministero del Lavoro prosegue anche oggi per sciogliere gli ultimi nodi.
Sul fronte licenziamenti disciplinari si confermerebbe il reintegro solo se i giudici dovessero decidere che «il fatto materiale non sussiste». Oggi la tutela reale scatta se il solo fatto (non quindi materiale) è inesistente o rientra tra le condotte punite con una sanzione conservativa nei codici disciplinari dei contratti collettivi. Ma per Maurizio Sacconi (Ap) la reintegra deve rimanere nei soli casi di «licenziamento discriminatorio o infamante». Qualora invece «dovesse esserci una più ampia individuazione di fattispecie sottoposte alla sola reintegrazione verrebbe meno - sostiene Sacconi - tutta l'attesa positiva che il jobs act ha suscitato».
In via di soluzione la partita dell'indennizzo minimo, da introdurre per evitare eventuali licenziamenti nella prima fase del contratto a tutele crescenti. In caso di giudizio, l'indennizzo per licenziamento economico illegittimo, parte da 1,5 mensilità per anno di servizio fino a un massimo di 24. Qui verrebbe introdotto un indennizzo minimo, una sorta di “scalino”, da far scattare subito dopo il periodo di prova: si starebbe ragionando su 3-4 mensilità (e non più 6). Verrebbe introdotto anche un indennizzo minimo in caso di conciliazione standard, dove l'indennizzo-base parte da una mensilità fino ad arrivare a 16.
L'indennizzo minimo verrebbe fissato a due mensilità, e inoltre avrebbe pure il vantaggio dell'esenzione fiscale per rendere la fase conciliativa più vantaggiosa. Si avvia verso definizione anche la questione, delicata, delle piccole imprese, quelle sotto i 16 dipendenti, oggi escluse dall'articolo 18. Si ipotizza di farle rientrare comunque nel campo di applicazione delle nuove regole, ma con un correttivo, per evitare penalizzazioni rispetto alla situazione attuale: tutti gli importi degli indennizzi verrebbero dimezzati, e ci sarebbe comunque un tetto a 6 mensilità (oggi le piccole aziende in caso di licenziamento economico illegittimo pagano da 2,5 a 6 mensilità).
Il cdm del 24 dicembre non esaminerà anche il decreto con il nuovo Codice semplificato del lavoro. «Il Codice dovrà essere il prossimo passo, importantissimo - ha sottolineato Pietro Ichino (Sc) – oggetto di un decreto previsto per marzo-aprile. E se vogliamo adempiere correttamente la delega la redazione del Codice non potrà avvenire nelle forme di un negoziato contrattuale tra forze che vogliono cose opposte».
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