Storia dell'articolo
Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 22 dicembre 2014 alle ore 16:08.
L'ultima modifica è del 22 dicembre 2014 alle ore 16:22.

My24
(Ansa)(Ansa)

Il Movimento Cinque Stelle continua a fibrillare. Oggi ha rassegnato le dimissioni dal Parlamento il deputato Cristian Iannuzzi. Con lui, come annuncia su twitter, «gli altri due portavoce di Latina», entrambi senatori: la madre Ivana Simeoni e Giuseppe Vacciano. È Vacciano a precisare su Facebook: «Oggi ho consegnato la mia lettera di dimissioni irrevocabili dal Senato, NON dal gruppo parlamentare M5S». Il senatore assicura: «Non ho alcun interesse in altri partiti, gruppi, movimenti, correnti e tantomeno nel continuare a svolgere attività politica di qualsiasi livello».

Il dissenso alla linea Grillo-Casaleggio
Che Iannuzzi fosse pronto a lasciare il Movimento era cosa nota. Si era fatto vedere alla kermesse di Parma promossa dal sindaco Federico Pizzarotti. E là aveva manifestato tutto il suo dissenso per le ultime decisioni di Grillo e Casaleggio, a cominciare dalla scelta di nominare il direttorio dei “cinque”: «Il Movimento ormai è completamente diverso dalla sua idea originaria. Siamo stato eletti perché parlavamo di democrazia dal basso, di trasparenza. Tutte idee che non ci sono più. Ci siamo persi per strada quello che eravamo. Non facciamo altro che discutere di problemi interni. E i risultati si vedono». Sua madre oggi ha rincarato la dose: «Parenti e conoscenti vi informo che noi pontini abbiamo rassegnato le dimissioni dal Parlamento, per coerenza con i nostri ideali di 5 stelle, che non sono più quelli che vengono ora perseguiti».

Vacciano: il problema è di metodo
Nel suo lungo post su Facebook, Vacciano ha chiarito che fino all’accettazione delle dimissioni «si atterrà alle decisioni del gruppo, voterà con il gruppo e passerà solo se obbligato al gruppo misto». Poi ha spiegato le ragioni della sua rinuncia: «Le decisioni prese e le scelte organizzative fatte nelle scorse settimane, a mio avviso sono distanti da quanto ho sostenuto e per il quale ho combattuto in questi anni: una democrazia partecipata intesa come formazione “congiunta” dei processi decisionali e non semplice ratifica». «In questo momento - ha scritto il parlamentare dimissionario - il fatto che io condivida o meno il merito delle scelte fatte ha poca importanza, il problema è di metodo». Poi la definitiva presa di distanza: «Oggi non riesco a identificare in questo Movimento (anche se sono fermamente convinto che rappresenti l’ultima speranza per il nostro Paese) alcuni elementi che per me erano fondamentali, nei quali credo profondamente e per i quali ho chiesto sacrifici non tanto a me stesso, quanto ai miei cari».

Commenta la notizia

Shopping24

Dai nostri archivi