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Questo articolo è stato pubblicato il 29 dicembre 2014 alle ore 09:33.
L'ultima modifica è del 29 dicembre 2014 alle ore 18:56.

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È il terzo aereo in un anno di una compagnia malese che ha un incidente senza sopravvissuti, è il secondo di cui si sono perse le tracce e non si sa più nulla. Sono così state estese a sette settori di mare, dai quattro iniziali, le ricerche del volo Air Asia QZ8501, una compagnia malese low cost, sparito ieri sopra un tratto del Mar di Giava a metà strada tra il decollo da Surabaya (Indonesia) e il previsto arrivo a Singapore. Lo ha comunicato l'agenzia nazionale indonesiana per le Ricerche e il salvataggio. Le autorità di Jakarta stanno contribuendo alle operazioni con cinque aerei, 14 navi, decine di barche e due elicotteri. Altre navi e aerei per le ricerche sono giunti da Singapore, la Malaysia e l'Australia.

Anche gli Stati Uniti avrebbero ricevuto la richiesta formale da parte delle autorità indonesiane per fornire aiuto nelle ricerche. Lo rivela Cbs citando fonti anonime vicine alle trattativa. I funzionari degli Stati Uniti stanno cercando di valutare in che modo Washington può aiutare le autorità indonesiane nelle ricerche.

A bordo dell’aereo c’erano 155 passeggeri (138 adulti, 16 bambini e un neonato) e sei membri dell'equipaggio (due piloti e quattro assistenti di volo e un ingegnere di volo) dell'Airbus 320 scomparso dagli schermi radar 42 minuti dopo il decollo.

C’è però chi fa doverosi distinguo. La sorte dell'aereo della compagnia malese AirAsia non può essere paragonata alla scomparsa, ancora avvolta dal mistero, del volo MH370 della Malaysia Airlines, secondo quanto dichiarato dal premier australiano, Tony Abbott. «Credo che sarebbe un grave errore assimilare ciò che sta succedendo in questo momento al caso dell'MH370», ha spiegato il premier alla radio 2GB di Sydeny. «Il caso dell'MH370, al momento attuale, resta uno dei grandi misteri del nostro tempo. Non sembra invece che vi siano misteri particolari nella situazione presente».

«Si tratta infatti di un aereo che volava sulla rotta abituale all'orario previsto che si è trovato di fronte a una situazione meteorologica orribile e ha perso quota», ha dichiarato il capo dell'esecutivo australiano. L'Australia dirige le ricerche per tentare di localizzare nell'Oceano Indiano i resti del Boeing 777-200 scomparso l'8 marzo scorso poco dopo il decollo da Kuala Lumpur destinazione Pechino con 239 persone a bordo.

Le autorità sono intanto convinte che il velivolo si trovi ormai sul fondo del mare. «Il nostro sospetto, sulla base delle ultime coordinate rilevate dai radar, è che l'aereo sia sul fondale», ha detto Bambang Sulistyo, capo dell'agenzia indonesiana per la protezione civile. «Se è così avremo difficoltà a localizzarlo perchè non disponiamo dell'equipaggiamento adeguato», ha affermato, aggiungendo che l'Indonesia potrebbe chiedere aiuto a paesi come Francia, Gran Bretagna o Stati Uniti.

Il pilota aveva chiesto poco prima di salire da un’altitudine di 32mila piedi a 38mila a causa del maltempo. L'area delle ricerche è stata estesa alle isole Bangka-Belitung e la parte occidentale della provincia di Kalimantan ovest, sull'isola del Borneo. Decine di aerei e imbarcazioni partecipano all'operazione. Singapore e Malaysia hanno ciascuno messo a disposizione tre navi e un aereo Hercules C-130.

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