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Questo articolo è stato pubblicato il 30 dicembre 2014 alle ore 07:09.
L'ultima modifica è del 30 dicembre 2014 alle ore 07:39.

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ATENE - Cosa può succedere alla Grecia (e all'euro) se Tsipras vince le elezioni? I partiti greci hanno già iniziato a tessere alleanze per la prossima campagna elettorale che si preannuncia mozzafiato non solo per la Grecia, abituata ai colpi di scena, ma per tutta l'Europa con la sinistra anti-Troika di Syriza in testa nei sondaggi in vista del voto del 25 gennaio.

Campagna elettorale bollente e polarizzata
Le prossime elezioni greche porteranno la coalizione di governo uscente guidata da Antonis Samaras a fare una campagna incentrata sui timori di vittoria di Syriza con i rischi politici ed economici conseguenti: fuga di capitali, perdita di fiducia nel Paese, cinque anni di sacrifici buttati al vento; Syriza viceversa metterà in campo quelli che a suo avviso sono stati i fallimenti del governo e i duri sacrifici imposti dalle politiche di austerità. Sarà una campagna molto polarizzata, simile a quella del 2012, che ha visto succedersi due voti a distanza di un solo mese (maggio e giugno) dopo il fallito tentativo di formare un Governo. Nel voto del giugno 2012 il partito di centro-destra guidato da Antonis Samaras ha prevalso con il 29,7% su Syriza (fermatosi al 26,9%) ed è riuscito a formare un governo di grande coalizione con i socialisti del Pasok e la sinistra democratica Dimar (poi uscita un anno dopo).

Primo scenario: Tsipras vince e forma un Governo
Se il partito di Syriza vincerà le elezioni il 25 gennaio, potrebbe ottenere secondo gli ultimi sondaggi 138 seggi sui 151 necessari per avere la maggioranza in Parlamento. A quel punto si aprono le trattative per la formazione di un nuovo governo, con probabili negoziati tra Syriza e le formazioni di To Potami, di sinistra, o con il Pasok di Evangelos Venizelos e forse con il nuovo partito dell'ex premier socialista George Papandreou, Change.

Se questa operazione va in porto si forma un governo di centro-sinistra che deve entro la fine di febbraio trovare un accordo con la troika per l'esborso finale dell'ultima (sesta) tranche di prestiti e per trovare una forma di accompagnamento sui mercati, una linea di credito precauzionale in cambio di tre misure di austerity che lo stesso Samaras ha rifiutato di firmare: innalzamanto dell'età pensionabile, aumento dell'Iva sul turismo, maggiore flessibilità nei licenziamenti collettivi. Un negoziato che si annuncia molto difficile.

L'esecutivo a guida Tsipras infatti intende muoversi in tutt’altra direzione, stando a quanto ha annunciato più volte il leader di Syzia: innalzamento di salari minimi e pensioni, blocco delle privatizzazioni e dei licenziamenti nel pubblico impiego. Tsipras ha però affermato che non intende rimettere in discussione l'appartenenza della Grecia all'euro, mentre l’ipotesi di una ristrutturazione del 70% del debito, più volte ventilata da Tsipras, difficilmente sarebbe praticabile. L’entourage di Syriza informalmente ha fatto capire che si accontenterebbe di una ristrutturazione «soft», con una moratoria sul pagamento degli interessi sul debito pari a 9 miliardi di euro all’anno.

Di fronte a questo scenario, è molto probabile che i rendimenti dei titoli di Stato greci risalgano ma il governo potrebbe comunque galleggiare, soccorso dalle misure espansive della Bce e da una politica pragmatica del premier.

Secondo scenario: Tsipras vince ma non riesce a formare un governo
Il secondo scenario prevede sempre una vittoria di Syriza, che però non riesce a formare un governo anche a causa delle mancanza di esperienza della sua classe dirigente. Quindi non riesce a ottenere né la ristrutturazione del 70% del debito pubblico greco né la moratoria sul pagamento degli interessi sul debito. La situazione politica è congelata, il Parlamento deve comunque eleggere il capo dello Stato prima di sciogliersi per andare al voto anticipato entro un mese, come accadde nel 2012. L'euro si indebolisce e Atene torna nel caos in attesa dell’esito delle urne.

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