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Questo articolo è stato pubblicato il 29 dicembre 2014 alle ore 11:44.
L'ultima modifica è del 29 dicembre 2014 alle ore 20:53.

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ATENE - La Grecia non è riuscita ad eleggere il Presidente della Repubblica e si trova nuovamente trascinata in una campagna elettorale ad alta tensione. Il candidato del governo, l'ex commissario europeo Stavros Dimas, il tecnico scelto dal premier conservatore Antonis Samaras, non ha ottenuto i 180 voti necessari fermandosi a 168. Il Parlamento greco è così sciolto automaticamente, come prevede la Costituzione, e il Paese va ad elezioni anticipate che, secondo gli ultimi sondaggi, vedono favorita la sinistra radicale di Syriza, il partito guidato dal leader in ascesa Alexis Tsipras.

Il voto si terrà il 25 gennaio. Subito dopo la fallita elezione del presidente, in Parlamento sono iniziate le manovre per le alleanze in vista del voto. Che potrebbe avere un altro protagonista a sinistra: secondo indiscrezioni, l’ex premier socialista George Papandreou si presenterà con una nuova formazione chiamata Change, l’obiettivo sarebbe un governo di unità nazionale. Ciò potrebbe cambiare lo scenario elettorale e aprire di nuovo i giochi con Papandreou che certo spaventa meno chi da Bruxelles chiede stabilità e soprattutto il rispetto degli impegni presi.

Alla vigilia della terza ed ultima votazione, fallita stamane, il ministro delle Finanze tedesco, Wolfgang Schaeuble, aveva infatti lanciato un duro monito: qualunque sia il Governo, Atene deve rispettare gli impegni assunti per il suo salvataggio. «Le nuove elezioni non cambiano nulla rispetto al debito greco», ha detto Schaeuble in un'intervista alla Bild, il quotidiano più diffuso in Germania, sottolineando che «qualsiasi nuovo governo deve rispettare gli accordi contrattuali presi dai suoi predecessori» con l'Unione europea, la Bce e l'Fmi, cioè la cosiddetta troika. Schaeuble ha riconosciuto gli «enormi passi in avanti» fatti dalla Grecia, che quest'anno ha raggiunto per la prima volta dal dopoguerra il surplus primario di bilancio, ma se il Paese «seguirà un percorso diverso, ci saranno difficoltà all'orizzonte», ha detto il responsabile delle Finanze tedesco in riferimento all'annunciato proposito del leader di Syriza, Alexis Tsipras, di voler rinegoziare i termini del salvataggio greco.

Syriza vorrebbe ridurre il peso del debito, pari a 330 miliardi di euro, cioè il 175% del Pil, e il costo degli interessi pari a nove miliardi all'anno. Inoltre vorrebbe mettere fine alle politiche di austerity, ripristinando la tredicesima ai pensionati, fornendo l'energia elettrica e buoni pasto alle famiglie bisognose, innalzando da 5mila a 12mila euro la soglia dell'esenzione fiscale.

Samaras aveva cercato in un discorso televisivo di convincere i deputati a votare il suo candidato alla presidenza della Repubblica alla terza e ultima votazione dopo i 168 voti raccolti nel secondo turno ed evitare così le elezioni anticipate che rimetterebbero in gioco la permanenza del Paese nell'euro e rilancerebbe il rischio contagio nell'Eurozona. Pur di riuscire ad eleggere il 29 dicembre il nuovo presidente, il premier greco Antonis Samaras aveva offerto l'ingresso al governo di coalizione (centro-destra di Nea Dimokratia e centro-sinistra del Pasok) agli indipendenti pro-Unione europea. Samaras ha anche promesso elezioni politiche anticipate nel 2015 ma solo dopo che saranno conclusi i negoziati, per ora in stallo, con la troika (Ue-Bce-Fmi) sul salvataggio del Paese. Atene ha ottenuto due mesi di proroga tecnica fino a febbraio del piano di salvataggio.

Samaras era a caccia disperata di voti per trovare i 22 deputati che gli mancavano all'appello per evitare le elezioni anticipate. Ma né il piccolo partito di Sinistra democratica (Dimar) di Fotis Kouvelis, con nove voti a disposizione, né i Greci Indipendenti, formazione di destra, hanno accettato l'invito del premier Samaras a votare il suo candidato di bandiera per evitare il voto anticipato e non far ripiombare il Paese nel caos. Sullo sfondo c'era stata anche l'ipotesi inquietante di un salvataggio a favore del Governo della formazione di estrema destra Alba Dorata. Si vociferava nei corridoi della Camera ad Atene, che i 16 deputati di Alba Dorata (di cui otto verrebbero trasportati in Parlamento dal carcere dove sono detenuti con accuse di associazione a delinquere in seguito alla morte di un simpatizzante di estrema sinistra) avrebbero potuto dare il loro voto al candidato governativo Dimas, risultando decisivi per l'elezione.

Insomma ora i giochi si aprono verso una prossima tornata elettorale che si profila mozzafiato non solo per la Grecia, abituata ai colpi di scena, ma per tutta l'Europa con la sinistra anti-Troika di Syriza in testa nei sondaggi. Da Atene passa il destino dell'Europa che deve decidere se diventare più solidale con una politica fiscale comune e gli eurobond o di poter vedere qualcuno uscire dal club della moneta unica.

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