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Questo articolo è stato pubblicato il 31 dicembre 2014 alle ore 09:36.
L'ultima modifica è del 01 gennaio 2015 alle ore 20:48.

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A Vilnius e nelle altre principali città le celebrazioni per l’adozione dell’euro sono cominciate già a mezzogiorno del 31 dicembre, dodici ore prima dell’inizio del 2015. Giochi interattivi e quiz a premi sulla moneta unica hanno preparato la strada all’ingresso della Lituania – diciannovesimo Stato membro – nell’Eurozona, mentre nelle piazze sono stati accesi grandi cubi luminosi. Poi, per due giorni, gli abitanti della capitale, di Kaunas e di Klaipeda possono ripercorrere le principali tappe dell’integrazione della Lituania in Europa.

Le implicazioni geopolitiche
È questa del resto la principale chiave di lettura dell’adozione dell’euro da parte della repubblica baltica. Percorso obbligato, certo, se si considera che tutti gli stati Ue (a eccezione di Gran Bretagna e Danimarca) sono tenuti ad adottare la moneta unica, ma solo negli ultimi tempi salutato con favore crescente dalla popolazione: ben il 63% secondo l’ultimo sondaggio di Eurobarometro, mentre nel giugno 2013 appena il 41% era favorevole ad abbandonare la litas per l’euro. È difficile non vedere in questo cambio di orientamento l’effetto della crisi ucraina e delle tensioni crescenti con l’ingombrante vicino russo, testimoniate dalle ripetute violazioni dello spazio aereo lituano. Vilnius, in sintesi, vede l’ingresso nell’Eurozona come un segno di appartenenza all’Occidente e un modo per marcare le distanze dall’ex dominatore russo.

Motivazioni condivise dagli altri Paesi baltici: l’Estonia, entrata nel 2011, e la Lettonia, che ha fatto il suo ingresso nella moneta unica nel 2014. La Lituania peraltro era stata la prima a chiedere l’adesione, già nel 2006, ma era stata “bocciata” perché non rispettava uno dei criteri di convergenza necessari, quello relativo all’inflazione, troppo elevata.

Il quadro economico
Da allora questo piccolo Paese (3,5 milioni di abitanti e un prodotto interno lordo di appena 35 miliardi di euro) ha fatto enormi progressi, sebbene sia passato attraverso una crisi drammatica, che nel 2009 ha portato a un crollo del Pil del 15% e a un picco di disoccupazione del 18 per cento. Attraverso un rigoroso percorso di risanamento il governo, oggi guidato dal socialdemocratico Algirdas Butkevičius, ha tagliato la spesa pubblica del 10,5% del Pil tra il 2009 e il 2013 e abbattuto il deficit dal 9,3% al 2,6%. L’economia dal 2011 ha preso a correre a un ritmo medio superiore al 4% annuo (nel 2014 dovrebbe crescere del 2,7%), il debito pubblico, al 41,3% del Pil secondo gli ultimi dati della Commissione, è tra i più bassi d’Europa. Il presidente della Bce, Mario Draghi, ha dato atto alla Lituania di aver «adottato misure eccezionali in tempi difficili per integrarsi nella moneta unica».

L’euro: opportunità e rischi
Viene da chiedersi – lo ha fatto recentemente con un misto di understatement e velato euroscetticismo il settimanale britannico Economist – quali incentivi possa avere oggi la Lituania a entrare a far parte della stagnante Eurozona, a parte quelli geopolitici. A elencarli ci hanno pensato in questi giorni in diverse interviste il ministro delle Finanze, Rimantas Sadzius, e il governatore della Banca centrale, Vitas Vasiliauskas.

Prima di tutto la Banca centrale stessa e gli altri istituti avranno accesso ai fondi della Bce in caso di emergenza, il che dovrebbe ridurre il rischio Paese e i costi di finanziamento sui mercati, con un taglio stimato dei tassi di interesse dello 0,8 per cento.

In secondo luogo dall’ingresso nella moneta unica si attende un impulso al commercio. L’Eurozona è già la prima destinazione dell’export lituano, dal 2015 verranno meno le spese di cambio e quelle sostenute per tenere agganciata la valuta all’euro (a cui è ancorata già dal 2002). Eurolandia potrà poi compensare, almeno in parte, le perdite subite da quando la Russia – che contava normalmente per il 30% delle esportazioni di Vilnius – ha bloccato i prodotti agricoli dell’Unione europea. La Banca centrale si attende un incremento del commercio estero del 5-10% in dieci anni.

Le autorità si attendono infine anche un incremento degli investimenti.

Il maggior timore legato all’adozione della moneta unica è quello già vissuto dagli altri Paesi ai tempi del changeover: un aumento incontrollato dei prezzi che alimenti l’inflazione. Il governo ha tuttavia avviato una campagna di informazione capillare e promesso vigilanza. La transizione sarà comunque breve: le due valute coesisteranno solo per 15 giorni e dal 16 gennaio l’euro sarà la sola divisa legale. Da fine marzo, poi, il cambio tra litas ed euro si potrà fare solo in banca.

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