
George Papandreou scioglie le riserve e si lancia nella campagna elettorale greca, in vista del voto del 25 gennaio. L'ex premier ed ex leader del Pasok, il partito socialista che insieme a Nea Dimokratia di Antonis Samaras sostiene il governo di coalizione, ha annunciato ieri sul suo sito web la formazione di un nuovo movimento politico. Papandreou (65 anni) abbandona così il partito fondato da suo padre Andreas nel 1974, pochi giorni dopo la caduta del regime dei colonnelli. Il nuovo movimento, annuncia, «dovrà dimostrarsi all'altezza della situazione rispondendo alle grandi necessità della Grecia e del popolo greco». Oggi pomeriggio, secondo i media locali, Papandreou annuncerà ufficialmente la nascita della nuova formazione, che si chiamerà Movimento per il cambiamento. Il suo simbolo sarà la rosa socialista.
La scissione del Pasok era annunciata già da tempo e mancava solo l'ufficialità. Il partito guidato dal 2011 dal vicepremier uscente, Evangelos Venizelos, è sempre più in crisi e accusato di aver perso contatto con la sua base elettorale, che gli ha voltato le spalle per rivolgersi a Syriza. Papandreou era alla guida del governo da sei mesi, quando nel 2010 la Grecia accettò il primo piano di salvataggio internazionale. Era la fase più aspra della crisi dell'Eurozona, che avviò la distruzione del consenso del Partito socialista e portò il premier a dimettersi nel novembre del 2011, dopo la controversa proposta di sottoporre a referendum popolare il piano di aiuti internazionali a favore della Grecia. Un quesito che avrebbe in sostanza messo in gioco la permanenza di Atene nell'Eurozona. La proposta fu bocciata duramente dai partner dell'Unione monetaria, in particolare da Angela Merkel, che minacciò di lasciare il Paese al suo destino.
Prima che si aprisse la nuova crisi politica, innescata dalla mancata elezione del capo dello Stato, pochi scommettevano su un ritorno alla ribalta di Papandreou. L'ex premier aveva difeso il suo seggio parlamentare nelle elezioni del 2012, scegliendo però una linea di basso profilo, nelle retrovie del partito. Il manifesto politico del Movimento non è ancora stato esposto, ma si può prevedere ricalchi quello del Partito socialista, magari con qualche concessione populistica in più per contendere i voti di Syriza, che guida nei sondaggi.
La scissione minaccia di ridurre il Pasok a una lontana miniatura della forza politica che ha dominato la politica greca per decenni. Nelle Europee di maggio è finito perfino dietro ai neo-nazisti di Alba dorata, con appena l'8,2% dei consensi. Ma gli ultimi sondaggi gli riconoscono un sostegno sotto il 5 per cento. Il rischio per Venizelos e i suoi è di non arrivare neppure al 3%, la soglia richiesta per entrare in Parlamento. Al contrario, Syriza, con la sua promessa di rinegoziare l'accordo di salvataggio sottoscritto da Atene e di svalutare gran parte del debito pubblico, si conferma in testa alle preferenze, davanti a Nea Dimokratia, del premier Antonis Samaras.
Riuscire a piazzare una pattuglia di deputati in Parlamento sarebbe comunque una grande vittoria per Papandreou. Nessuno dei due partiti in testa ai sondaggi sembra in grado di raggiungere la maggioranza assoluta e poter formare un governo monocolore. Se questo fosse il risultato del voto, l'ago della bilancia per le sorti di Atene sarebbe nelle mani dei partiti minori. Secondo alcuni sondaggi effettuati prima dell'annuncio di ieri, una formazione politica guidata da Papandreou potrebbe arrivare al 4-5% dei voti. R. Es.
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