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Questo articolo è stato pubblicato il 05 gennaio 2015 alle ore 16:07.
L'ultima modifica è del 05 gennaio 2015 alle ore 16:15.
Analisti e esponenti della Federal Reserve concordano che, nonostante la ripresa americana appaia convincente, le ripercussioni sui mercati di rialzi dei tassi d'interesse - i primi dal 2006 - si faranno sentire. È stato questo uno dei messaggi prevalenti usciti dal convegno annuale degli economisti tenutosi a Boston nel fine settimana.
«Ci sono condizioni insolite che complicano la strada verso una normalizzazione dei tassi», ha detto il governatore delle sede di Boston della Fed, Eric Rosenberg, citando i bassi tassi a lunga che richiederanno un “aggiustamento” foriero d'un “percorso a ostacoli”. Rosenberg, per facilitare correzioni ordinate, è tra i più cauti sulle strette di politica monetaria, sottolineando la “pazienza” sposata dalla Fed nell'ultimo vertice. Altri esponenti chiedono invece rialzi più rapidi, entro il primo semestre 2015.
Jeremy Stein, ex governatore Fed ora a Harvard University, in una tavola rotonda riportata dal Wall Street Journal ha indicato che molto dipenderà dall'abilità della Banca centrale di comunicare con chiarezza ai mercati le sue intenzioni. Ed eventuali tensioni, ha aggiunto, dovrebbero impallidire al confronto con la crisi del 2008.
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