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Questo articolo è stato pubblicato il 05 gennaio 2015 alle ore 14:22.
L'ultima modifica è del 05 gennaio 2015 alle ore 19:16.

Riparte già giovedì l’esame della delega sulla pubblica amministrazione in commissione Affari costituzionali del Senato. Un’accelerazione, sull’onda del caso dei vigili romani assenteisti, che conferma la volontà del Governo di procedere con la riforma del pubblico impiego, come promesso dal premier Matteo Renzi dopo il varo dei decreti attuativi del Jobs Act. «Le regole del lavoro pubblico le riprenderemo nel ddl Madia», aveva detto Renzi in conferenza stampa il 29 dicembre. «La mia idea è che chi sbaglia nel pubblico paghi. Per chi non lavora bene perché non è messo in condizione di farlo, la responsabilità va attribuita ai dirigenti. Ma per i cosiddetti fannulloni va messa la condizione di mandarli a casa. Ma questo argomento prenderà corpo a febbraio o marzo».

Il rebus partecipate
Nel ddl Madia c’è anche l’atteso intervento sulla razionalizzazione delle partecipate, anche se il Governo sta ancora valutando l’opportunità di definire un provvedimento ad hoc sganciato dalla delega. L’obiettivo generale resta quello del piano Cottarelli: ridurle da 8mila a mille. Ma gli interventi per centrarlo sono ancora allo studio.

Pensioni, uscite più flessibili?
L’altro fronte caldo è quello previdenziale. Sono in molti nell’Esecutivo a ritenere che il sistema di uscite dovrebbe essere reso più flessibile, ma il premier è da sempre cauto sulla materia e ha già fatto capire che la nomina di Tito Boeri a commissario dell’Inps non prefigura alcuna rivoluzione. Semmai potrà andare in porto una «manutenzione della legge Fornero», come ha affermato il sottosegretario all’Economia Pier Paolo Baretta. E una ristrutturazione dell’Inps, appunto, che potrebbe vedere la luce già a febbraio.

Fisco: le mille partite aperte
Più complicata del previsto si è rivelata la partita della completa attuazione della delega fiscale: il termine per l’esercizio scade il 27 marzo e finora in Gazzetta sono approdati appena due decreti (semplificazioni e accise sui tabacchi per mere esigenze di cassa). Incerto anche il destino della riforma dei reati tributari, dopo lo stop al decreto legislativo natalizio, che ora potrebbe saltare. E sul tappeto restano altri due nodi. Il primo è quello della local tax: avrebbe dovuto essere definita entro quest’anno ma con il congelameno della Tasi deciso con la manovra 2015 il riordino delle tasse comunali sugli immobili potrebbe slittare alla prossima legge di stabilità, dunque al 2016. Stessa sorte rischia la riforma del canone Rai, un evergreen che potrebbe rispuntare in qualsiasi provvedimento di natura finanziaria. Come era successo, da ultimo con la stabilità e nel maggio scorso con il decreto sugli 80 euro.

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