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Questo articolo è stato pubblicato il 06 gennaio 2015 alle ore 19:13.
L'ultima modifica è del 06 gennaio 2015 alle ore 20:15.

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(Reuters)(Reuters)

La festa è finita. A sentenziarlo, con una citazione involontaria dell’Agnelli del 1990 sul mercato auto, è il guru dei bond Bill Gross. Nella newsletter di gennaio di Janus Capital, il gruppo in cui è migrato da qualche mese strappando centinaia di clienti e di milioni alla sua ex creatura Pimco, il 70enne gestore obbligazionario spiega cosa intende quando scrive che «i bei tempi sono finiti».

Diverse asset class sono destinate ad avere ritorni negativi, argomenta Gross: anche se individuare la fine di un mercato Toro (al rialzo) è difficile, i prossimi 12 mesi potrebbero segnare un punto di svolta. In particolare se la Fed, trattenuta dal dollaro forte e dal crollo del petrolio, non avrà il coraggio di alzare i tassi d’interesse. In generale anche Gross (come molti altri analisti) punta l’indice sui rischi impliciti contenuti nella risposta delle banche centrali alla crisi finanziaria, ossia la mareggiata di denaro stampato con grande generosità, che ha spinto su asset rischiosi molti investitori in cerca di ritorni decenti.

Il problema di fondo è che, grazie all’attivismo delle banche centrali, il ritorno dei titoli di Stato a breve termine è a zero (o, come nel caso della Germania, sottozero). Quanto accade questo, spiega ancora Gross, la creazione di credito non ha più effetti di stimolo, come insegna la lezione giapponese. Attenzione quindi, conclude il re dei bond, a puntare su asset di qualità (i Treasuries o l’azionario di società con bassi debiti e ricchi dividendi, o ancora corporate bond solidi). Nel 2015 bisogna muoveri con prudenza. Per non ritrovarsi senza sedia quando la musica improvvisamente si interromperà.

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