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Questo articolo è stato pubblicato il 11 gennaio 2015 alle ore 17:30.

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«Il problema non è quello di sospendere Schengen, è esattamente il contrario». Marco Minniti, sottosegretario con delega ai servizi segreti, ospite di Lucia Annunziata a «In mezz’ora» su Rai3, ha respinto l’ipotesi di una restrizione alla libera circolazione delle persone. Circolazione che a suo avviso dev’essere libera ma non anonima: le autorità nazionali devono poter conoscere le liste passeggeri dei voli di tutti i Paesi, quel “Passenger name record” su cui l’Europa finora è stata tiepida.

Check passeggeri strumento importante
«Il terrorismo islamico - ha sottolineato Minniti, che martedì sarà in audizione al Copasir - vede l’Europa più unita. Si è colpito Parigi per colpire l’Europa. Per questo l’Europa deve dare una risposta il più possibile unitaria al terrorismo». Lo scambio dei dati sui passeggeri è un modo «per tenere viva Schengen», ha spiegato. «Nel momento in cui si arriva in Europa, essendoci la libera circolazione, se si ha la possibilità di conoscere le liste passeggeri di tutti i Paesi europei, si è più tranquilli dovendo gestire uno spazio che non ha più confini interni». Uno strumento importante, « specie per quanto riguarda gli aerei e per quei viaggi con degli scenari di crisi. È importante sapere chi viaggia regolarmente con la Siria, con l’Iraq o con la Nigeria: potremmo avere un quadro un po’ più preciso su qual è la minaccia».

In Italia attentato possibile
Minniti ha rilevato che «la forza delle grandi democrazie, come la nostra, deve essere quella di saper tutelare la sicurezza senza rinunciare alle libertà, e la libertà di stampa è quella principale». Non è d’accordo, il sottosegretario, con «chi dice che dobbiamo fare uno scambio tra libertà e sicurezza». «In Italia - ha detto - stiamo ragionando su questo schema: rispetto a un attentato terroristico abbiamo tre livelli che possiamo così configurare: possibile, probabile, potenziale e preciso. In Italia stiamo al livello del possibile, cioè può succedere. Sappiamo che potenzialmente siamo nel mirino e tuttavia ragioniamo come se fossimo in una situazione potenziale e precisa. È il modo per garantire il massimo di prevenzione».

Terrorismo molecolare, nessuno che comanda
La diagnosi di Minniti sulle stragi di Parigi è chiara: «Un filo lega gli ultimi attentati. C’è un
singolo individuo o piccolissimi gruppi: non c’è uno che comanda, ma qualcuno che ispira». Un terrorismo «molecolare», “home made”, come lo aveva definito il ministro dell’Interno Angelino Alfano nell’informativa di venerdì scorso alla Camera.

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