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Questo articolo è stato pubblicato il 13 gennaio 2015 alle ore 08:40.
L'ultima modifica è del 13 gennaio 2015 alle ore 20:16.

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Ultimo atto per la presidenza italiana del Consiglio Ue. Con un discorso al Parlamento europeo riunito in sessione plenaria a Strasburgo il presidente del Consiglio, Matteo Renzi fa il bilancio di sei mesi al timone degli Stati membri. Tra i risultati, Renzi annovera la «scelta storica» di dare un «valore politico» alle elezioni Europee, primo passo per la nomina di Junker a leader della commissione. Poi, il premier ricorda che l’Europa deve «cambiare marcia» in economia se non vuole diventare il «fanalino di coda» del mondo sviluppato, puntando sulla «flessibilità». In sei mesi «cambiata la direzione dell’Europa», ora servono «fatti». Insomma si «deve fare di più».

Pil, Renzi ottimista: nel 2015 tornerà a crescere
A fine mattinata, in conferenza stampa, Renzi conferma le dichiarazioni di ottimismo rese ieri dal ministro del’Economia Pier Carlo Padoan, Renzi, a partire del Pil: «Siamo convinti che quest'anno tornerà il segno più», grazie al ridotto costo denaro, e all’euro e ai prezzi del petrolio che rimarranno bassi. E spiega che se «nei sei anni passati si fosse fatto in Europa quello che si è fatto in sei mesi per flessibilità e investimenti, l'Europa non sarebbe oggi vicina alla deflazione». Il presidente del Consiglio ricorda poi che la distanza tra l'andamento della crescita in Italia e nella Ue si è andata riducendo. In Italia si sono persi un milione di posti di lavoro, ma tale processo «si è bloccato negli ultimi sei mesi, bisogna vedere se è l'inizio della ripartenza».

Superare incongruenze cofinanzimento Ue
Con i giornalisti, il premier torna alla carica su alcune dei nodi mai sciolti delle politiche europee. Per Renzi «è importante si superino certe incongruenze pazzesche»: se per «spendere i soldi europei» in investimenti «ho bisogno del cofinanziamento, trovo naturale che quel cofinanziamento possa essere “nettizzato” dal patto di stabilità, liberato dal computo almeno fino a una certa percentuale. Vedremo cosa succederà».

Il grazie a Napolitano, l’applauso dell’assemblea
Nel passaggio iniziale del discorso all’Europarlamento, il premier cita il presidente della Repubblica italiano, Giorgio Napolitano, prossimo all’addio, con parole di riconoscenza se stima accolte con un applauso dai (pochi) parlamentari presenti. E ricorda che «non si guida un semestre pensando al proprio paese, all'Italia, ma pensando al bene dei paesi membri, e i cittadini italiani devono ricordarsi che il loro paese è un contributore netto delle istituzioni europee, che dà molto più di quanto riceve». «I nostri problemi - aggiunge - li dobbiamo affrontare a casa nostra, come dimostra la stagione delle riforme in corso».

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