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La nuova copertina non piace al mondo arabo

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Medio Oriente

La nuova copertina non piace al mondo arabo

Incredule, quasi stordite per l’imprevisto corso degli eventi, le autorità religiose musulmane di mezzo mondo non hanno affatto gradito la vignetta del nuovo numero del settimanale Charlie Hebdo, tirato in cinque milioni di copie, di cui 300mila destinate all’estero. D’altronde vedere raffigurato Maometto in lacrime che dice «tutto è perdonato» non è stato interpretato come un’affermazione forte – una risposta decisa - della libertà di espressione quanto una sterile provocazione, potenzialmente capace di dar via a disordini e accendere violente manifestazioni popolari.

C’è chi ha espresso irritazione, cercando di dissimulare la rabbia, chi non ha nascosto lo sdegno, i più cauti hanno preferito invitare i fedeli a ignorare le vignette. Ma la vicenda suona quasi come una beffa. Proprio da tutti loro era arrivata una condanna unanime e senza appello all’attentato terroristico contro il giornale satirico Charlie Hebdo, costato la vita a 12 persone.

E così facendo avevano – secondo alcuni osservatori - indirettamente difeso il diritto alla liberta di pensiero dell’Occidente, persino il diritto di satira.

«Al Azhar chiede a tutti i musulmani d’ignorare quest’odiosa frivolezza» ha commentato l’università egiziana considerata una delle principali istituzioni dell’Islam. Più critica la posizione dell’altra istituzione musulmana egiziana, la Dar al-Iftaa. Parlando di «provocazione ingiustificata» ha precisato: «Questa edizione porterà a una nuova ondata di odio nella società francese e occidentale. Quello che la rivista sta facendo non serve alla coesistenza e al dialogo culturale al quale aspirano i musulmani». Un messaggio simile è arrivato anche dal grande Mufti di Gerusalemme, Mohammed Hussein: «Questo insulto ha ferito i sentimenti di quasi due miliardi di musulmani in tutto il mondo. Le vignette e altri insulti hanno danneggiato le relazioni tra i sostenitori dei culti».

La condanna è arrivata anche dai leader di altre religioni. Sempre dall’Egitto, il papa copto Teodoro II ha definito l’iniziativa del settimanale satirico «ingiuriosa», un «insulto che va rifiutato a tutti i livelli».

In Iran la vicenda ha assunto i contorni di un caso politico. Da Ginevra, dove sono in corso i negoziati sul controverso dossier nucleare, il ministro degli Esteri iraniano, Moahammad Jafat Zarif ha avvertito che la vignetta di Charlie Hebdo rischia di rendere più ostico il dialogo. Poco prima la portavoce del ministero degli Esteri, Marzieh Afkham, aveva detto: «È offensiva e provocatoria», aggiungendo che «urta i sentimenti dei musulmani in tutto il mondo e potrebbe alimentare la fiamma del circolo vizioso dell’estremismo».

In Turchia un tribunale ha ordinato il blocco dei siti internet che hanno pubblicato la vignetta su Maometto. La sede del quotidiano di opposizione Cumhuriyet, che ha deciso di pubblicare un’edizione in turco della rivista satirica francese senza tuttavia le vignette su Maometto, è stata circondata da un cordone di sicurezza, mentre altri reparti hanno bloccato per ore dei camion che trasportavano il quotidiano. Il dibattito è arrivato perfino negli Stati Uniti. Il New York Times, il quotidiano più influente d’America, si è rifiutato di pubblicare la vignetta. Una decisione «per non offendere i musulmani» ha precisato il direttore Dean Baquet, che peraltro ha ricevuto critiche accese. Non ha pubblicato le nuove vignette, ma per ragioni di sicurezza, anche il quotidiano danese Jyllands Posten, che per primo nel 2005 pubblicò le caricature di Maometto considerate «blasfeme» dai musulmani, innescando la violenta reazione del mondo islamico.

Altre critiche sono arrivate da alcuni leader di Hamas, e da altri Paesi. Stupisce il fatto che sia tutto sommato contenuta, la reazione del’Isis, il feroce gruppo terroristico guidato dal “Califfo” Abu Bakr al-Baghdadi. Un comunicato diffuso da al-Bayan, la radio del movimento, ha avvertito: «Charlie Hebdo ha pubblicato di nuovo vignette che insultano il profeta e questo è stato un atto estremamente stupido». Ma non bisogna farsi illusioni. I jihadisti dell’Isis, nemici giurati dell’Occidente, non si sono mai distinti per tolleranza e senso della misura.