Il Venezuela ha trovato un alleato per fronteggiare la depressione economica. È la Russia di Vladimir Putin. Il presidente venezuelano Nicolas Maduro ha annunciato di avere «ottenuto le risorse necessarie per garantire che il Paese mantenga il suo ritmo di investimenti, di importazioni e la stabilità economica» dopo un incontro a Mosca.
Mentre sono in corso nuove manifestazioni nel centro di Caracas, organizzate dall'opposizione al governo, Maduro ha rilasciato un'intervista con la tv pubblica venezuelana, ma non è entrato nel dettaglio dei risultati che avrebbe ottenuto nella tournée diplomatica che negli ultimi giorni lo ha portato in Cina, Iran, Arabia Saudita, Qatar e Algeria.
È però certa la necessità di ricercare un appoggio economico esterno per affrontare la grave crisi che vive il Paese, aggravata dal crollo del prezzo del petrolio, sceso sotto i 50 dollari al barile.
Nell’incontro di Mosca, secondo molti osservatori, si sarebbero anche affrontate le tematiche relative a un accordo per sostenere i prezzi del petrolio.
Maduro, erede di Hugo Chavez, ha annunciato che ne illustrerà il contenuto in «una grande assemblea dei consigli del governo popolare» che si terrà a Caracas, limitandosi a indicare che a Mosca «abbiamo concordato di ampliare gli investimenti e la partecipazione russa in aziende miste nella fascia petrolifera dell'Orinoco e altri campi».
Una caduta senza rete. Il prezzo del greggio, scivolato sotto i 50 dollari al barile, spinge vari Paesi petroliferi sull'orlo del baratro. Per due ragioni: innanzitutto calano le entrate in dollari, derivate dall'export di greggio. In secondo luogo diventa più difficile onorare le scadenze di rimborso del debito. Infatti i governi avevano impostato programmi di politica economica con previsioni di prezzo a 80-90 dollari al barile.
Negli ultimi 15 anni il Venezuela e la Russia hanno siglato 200 accordi di cooperazione economica, di cui 57 attualmente operativi.
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