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Questo articolo è stato pubblicato il 19 gennaio 2015 alle ore 09:59.
L'ultima modifica è del 19 gennaio 2015 alle ore 14:47.

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Il ministro della Giustizia Andrea OrlandoIl ministro della Giustizia Andrea Orlando

«La giustizia penale è stata terreno di aspro scontro politico che per 20 anni ha impedito che fossero attuate le riforme». Nella relazione alla Camera sull’amministrazione della giustizia il ministro della Giustizia Andrea Orlando ha attaccato l’immobilismo che ha frenato ogni cambiamento lanciando un appello a tutte le forze politiche «perché la
giustizia non torni a rappresentare terreno di misera polemica, ma di collaborazione». L’Aula ha approvato la mozione di maggioranza sulla relazione del Guardasigilli con 222 sì, 89 no e 14 astenuti.

Malfunzionamento macigno sulla via della crescita
«Il malfunzionamento della giustizia - ha detto Orlando - è uno dei più grandi macigni sulla strada della crescita. Il mio auspicio è che questa stagione possa dirsi chiusa». Anche perché per cittadini e imprese la giustizia è diventata «non la sfera a cui rivolgersi per la tutela dei diritti, ma il simbolo di un calvario da tenere lontano il più possibile dalla propria vita. E a farne le spese è stato il Paese».

Cause civili pendenti a quota 4,9 milioni
Vittima dello scontro politico ventennale è stata anche la riforma della giustizia civile. Per questo, ha spiegato Orlando, il Governo Renzi ha voluto cominciare proprio dal civile, «settore in cui per la prima volta dal 2009 si è scesi sotto quota 5 milioni di pendenze». I fascicoli aperti al 30 giugno 2014 ammontavano infatti a 4.898.745 procedimenti, in calo del 6,7% rispetto alla stessa data dell’anno precedente. In ambito penale, invece, sono cruciali per il Governo «il rafforzamento del patteggiamento, la riforma del giudizio d’appello, che deve diventare un controllo del giudizio di primo grado, e la razionalizzazione dei casi di ricorribilità per Cassazione».

Corruzione ha raggiunto «dimensioni intollerabili»
Non poteva mancare, dopo Mafia Capitale, un cenno alle misure di contrasto contro la corruzione. «Le inchieste - ha osservato il ministro - dimostrano che la corruzione ha raggiunto dimensioni intollerabili anche per il frequente suo intreccio con le organizzazioni di tipo mafioso. Questo ha effetti devastanti sul piano economico e per i cittadini». Per questo l’Esecutivo ha proposto «di elevare i limiti edittali per i reati di corruzione, con conseguente ampliamento dei tempi di accertamento giudiziale» e «al fine di assicurare, quanto più possibile, che prezzo o profitto dei più gravi delitti contro la pubblica amministrazione siano sempre oggetto di recupero a fini di confisca, è stata prevista, quale condizione di ammissibilità del patteggiamento o per l’emissione di condanna a pena predeterminata, l’integrale restituzione del prezzo o del profitto del reato». Per rafforzare la prevenzione «è stata poi prevista come obbligatoria l’informativa al presidente dell’Anac in ordine all’esercizio dell’azione penale».

Terrorismo, nuove misure «ineludibili»
Sul fronte della lotta al terrorismo, Orlando ha ricordato che «la crescente minaccia pone obbligo di un rafforzamento degli strumenti di prevenzione e repressione» ed è «ineludibile introdurre nuove misure per rendere selettivi e stringenti i controlli sui materiali che potrebbero essere usati per attentati e sulle misure contro gli stranieri combattenti». Orlando ha anche sottolineato la necessità di un coordinamento unico a livello investigativo (il ddl sulla superprocura è all’esame della commissione Giustizia della Cameta) e ha auspicato la creazione di una procura europea.

Falso in bilancio, pronti emendamenti
La rideterminazione del reato del falso in bilancio, ha proseguito Orlando, «è un tema
cruciale nel contrasto delle più gravi forme di criminalità economica e mi auguro sinceramente che il confronto parlamentare possa svilupparsi proficuamente, contribuendo alla ricerca di soluzioni equilibrate ed efficaci». Il ministro ha anticipato che la proposta del Governo approvata il 29 agosto è stata trasformata in emendamenti al testo già all’esame del Senato, con l’intenzione di «considerare le condotte di falsificazione come
illecito di pericolo elevando le pene per garantire la deterrenza della sanzione e l’efficienza delle indagini. Queste - ha osservato - sono le linee di proposta che il Governo propone al dibattito parlamentare che auspico possa concludersi rapidamente».

Detenuti stabilizzati a quota 53mila
Quanto al pianeta carcere, Orlando ha sostenuto che «l’emergenza è stata superata senza ricorrere a misure straordinarie» come amnistia e indulto. Al 31 dicembre 2014 i detenuti erano 53.623, «dato che è stabilizzato da qualche mese». A dicembre 2013 erano 62.536; nel periodo della condanna europea erano 66mila e nel 2010 sono arrivati a più di 70mila. A breve, ha annunciato il ministro, si terranno gli Stati generali del carcere.

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