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Obama lancia un guanto di sfida ai repubblicani

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discorso sullo stato dell’unione/Analisi

Obama lancia un guanto di sfida ai repubblicani

(Reuters)
(Reuters)

NEW YORK – Ieri notte Barack Obama, parlando dal podio del Parlamento, riunito in solenne seduta plenaria, ha chiesto agli americani di “voltare pagina” e ha sfidato i repubblicani. Ha pronunciato un discorso dedicato alla classe media, contro la sperequazione e con una promessa: nei due anni che gli restano chiuderà quel gap, quella insoddisfazione di fondo che riguarda la maggioranza degli americani, quelli che leggono di una ripresa economica a tutto gas senza avere l'impressione di viverla. Peccato che i repubblicani, a partire da una proposta che riguarda un aumento delle tasse, abbiano respinto quasi ogni sua proposta.

«Questo secolo ha compiuto 15 anni. Quindici anni che si sono aperti con il terrore sulla nostra terra; che hanno prodotto due lunghe e sanguinose guerre; che hanno visto una recessione ramificarsi nel nostro paese e nel mondo. È stato ed è ancora un periodo duro per molti». Poi Obama ha risposto a chi parlava del declino americano: «Oggi siamo più liberi di qualunque altro paese di scrivere il nostro futuro. Starà a noi decidere del nostro futuro», ha detto ancora Obama. Poi le proposte, tutte legate all'economia e tutte inquadrate nel contesto di un benessere che, dopo i sacrifici, dovrà essere condiviso.

«Questa notte - ha detto Obama - dopo un anno di svolta per l'America la nostra economia sta crescendo e creando posti di lavoro al ritmo più rapido dal 1999. Il nostro tasso di disoccupazione è sui livelli più bassi da prima della crisi finanziaria. Abbiamo più laureati che mai e più persone che mai coperte dall'assicurazione sanitaria. Siamo liberi dalla dipendenza dal petrolio straniero come non lo siamo mai stati in 30 anni. Questa notte, per la prima volta dall'11 Settembre, la nostra missione di guerra in Afghanistan è finita. Sei anni fa avevamo 180mila soldati in Iraq e in Afghanistan. Oggi ne abbiamo meno di 15mila. America, per tutto quello che abbiamo passato, per tutte le difficoltà e il duro lavoro per rialzarci, per tutte le sfide che si aprono davanti a noi sappiate che l'ombra della crisi è passata e che lo stato dell'Unione è forte».

In effetti l'America oggi sta passando un momento di “risorgimento” economico, come ha detto Obama, ma non un momento di benessere condiviso. Per questo Obama, sposando in pieno la tesi di un'economista a lui molto vicino, Larry Summers, ha lanciato proposte che chiedono un passaggio verso un “capitalismo inclusivo”, ha chiesto che “ i benefici della crescita siano condivisi da tutti” e ha provocato il Congresso repubblicano: “Se avremo delle differenze, accettiamole, ma che si traducano in un dibattito degno di questa istituzione e di questa Nazione”.

È sulla base di questo preambolo che il Presidente, al suo sesto discorso sullo stato dell'Unione, il primo davanti a una maggioranza repubblicana, ha costruito gran parte del suo messaggio, formulando, come aveva promesso nei giorni scorsi, la proposta per una riforma fiscale che dovrebbe aumentare le tasse per i più ricchi; di un'azione per ridurre ulteriormente il costo dei mutui per la prima casa per coloro che si trovano ancora in difficoltà economiche; per consentire a chi si trova in difficoltà di andare gratis all'università pubblica, i cosiddetti “community Colleges”, senza dover sottoscrivere costosi debiti, purché si resti in corso e ci si laurei in tempo.

Obama ha anche parlato di Cuba, del fatto che da sabato scorso gli americani possono finalmente viaggiare con maggiore facilità all'Avana; ha parlato delle sfide di politica estera, da quelle della Russia in Ucraina a quelle dell'Isis a quelle del “terrorismo in casa” di matrice estremista islamica. Ha ricordato che l'Ebola va combattuta e che l'America ha già fatto la sua parte ma non ha ancora portato a termine la missione per sradicare la terribile malattia; ha chiesto all'Iran di accettare “un accordo equo per evitare una corsa all'armanento nucleare”.
Ma è stato sulla Russia, sulla percezione di bullismo del Presidente Putin, che Obama ha dato uno dei messaggi più articolati. Il tema ci riguarda direttamente, visto che l'Europa soffre più dell'America le conseguenze economiche dell'embargo e il nostro governo mostra segnali di impazienza nei confronti delle sanzioni.

La risposta di Obama è giunta su due livelli. Il primo riguarda la necessità di mostrare una tolleranza zero nei confronti di chi porta delle minacce unilaterali alla stabilità dell'ordine internazionale. L'ordine e la stabilità, infatti, sono i presupposti per la crescita globale e vanno dunque difesi, ma in modo ragionato e ragionevole. E, dunque, se da una parte Obama ha chiesto al Congresso una risoluzione per autorizzare l'uso della forza contro l'Isis, dall'altra ha ricordato a chi ne dubitava la solidità della forza americana attraverso la diplomazia: «Mentre con i nostri alleati annunciavamo le sanzioni per difendere la democrazia ucraina dall'aggressione della Russia, c’era chi suggeriva che l’aggressività del signor Putin fosse un'abile dimostrazione di strategia e di forza. Bene, oggi è l'America ad essere ferma e unita con i suoi alleati, mentre la Russia è isolata con la sua economia a pezzi. È così che l'America mostra la sua leadership, non con spacconate, ma con una quieta persistente determinazione». Un messaggio chiaro dunque per chi fra gli alleati, Italia inclusa, vorrebbe una eliminazione delle sanzioni prima che la Russia rispetti ed applichi gli accordi di Minsk.

Ma i temi forti, i temi centrali, come succede del resto nella norma in un discorso sullo Stato dell'Unione, sono stati di politica interna e soprattutto di economia. Sul piano politico, la scelta di Barack Obama ieri notte è stata chiarissima: mentre a parole diceva di volere lavorare con i suoi avversari politici in controllo della maggioranza, nella sostanza dimostrava di voler ignorare, superare, il voto di novembre che lo aveva bocciato per rilanciare i temi cari ai democratici e inquadrare in un contesto di “capitalismo inclusivo” le tematiche per la prossima battaglia elettorale, quella per la Casa Bianca del 2016 che si combatterà certamente lungo le linee della sperequazione sociale.

E forse i fatti hanno dato ragione al Presidente. Dopo due settimane di “anteprime” del suo discorso, in varie parti nel Paese, il Presidente ha raccolto ieri un sondaggio per la prima volta in molti mesi favorevole: il 41% nel “poll” della NBC/ Wall Street Journal ritiene che l'economia stia andando meglio e il 50% ha espresso un'opinione favorevole sul Presidente.

Ma veniamo ai dettagli. Attraverso una combinazione di minori deduzioni fiscali, maggiori tasse su certi guadagni di capitale, limiti a quel che si potrà fare con “trust” ereditari, Obama ha annunciato che il cambiamento al codice fiscale che vuole introdurre consentirà di cominciare a combattere la sperequazione. Nel suo bilancio che presenterà a giorni, chiederà di aumentare per 320 miliardi di dollari le entrate dello Stato nei prossimi dieci anni e consentirà allo stesso tempo di ridurre le tasse per la classe media anche per coloro che hanno redditi famigliari fino a 100mila dollari all'anno, per 175 miliardi di dollari. La proposta è di triplicare a 3mila dollari le deduzioni possibili per ciascun figlio a carico, una iniziativa che fra l'altro piace ai repubblicani. Loro però vorrebbero introdurla senza aumentare le tasse per i più ricchi. Fra le deduzioni per la classe media Obama prevede 500 dollari aggiuntivi per quelle famiglie in cui entrambi i genitori lavorano. Chiede che ci siano esoneri remunerati dal lavoro per occuparsi dei figli malati. Lo strumento principale di Obama vuole essere un aumento dell'aliquota sui guadagni di capitale dal 23,8 al 28% per coloro che hanno redditi superiori ai 500mila dollari all'anno e vorrebbe imporre delle tasse speciali, un prelievo dello 0,07% sulle grandi banche con attività di bilancio superiori ai 50 miliardi di dollari all'anno.

Fra le altre proposte: lo stanziamento di 60 miliardi di dollari in dieci anni per dare accesso gratuito alle Università pubbliche, secondo le sue stime 9 milioni di studenti potranno risparmiare circa 3.800 dollari ciascuno se si introdurrà la sua proposta. In materia di Cybersecurity, uno dei temi forti degli ultimi anni, Obama ha chiesto di introdurre una notifica di 30 giorni per le aziende come limite massimo per informare il governo di possibili violazioni dei codici di sicurezza. Ha chiesto un accesso Internet meno caro e più rapido e un aumento dei permessi dal lavoro in caso di malattia. I repubblicani, a partire dalla loro risposta formale, non hanno apprezzato, hanno risposto di no su tutto, forse con l'eccezione della richiesta di Obama di ottenere l'autorità per chiudere i negoziati commerciali internazionali. Per il resto, Obama, che aveva detto in apertura di non essere più in campagna elettorale, ha dimostrato ieri notte di esserlo più che mai, non per se stesso forse, ma certamente per imporre una linea all'interno del suo partito e per guidare la corsa del prossimo candidato democratico alla Casa Bianca, in nome della classe media e della sfida centrale del nostro tempo, quella contro la disuguaglianza.

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