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Questo articolo è stato pubblicato il 22 gennaio 2015 alle ore 12:40.
L'ultima modifica è del 22 gennaio 2015 alle ore 15:12.

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«Confondere terrorismo e immigrazione, oltre che un regalo al terrorismo, è un'idiozia». Così il ministro degli esteri Paolo Gentiloni, parlando oggi ai giornalisti ai giornalisti nell'ambasciata a Londra prima del vertice sulla lotta all'Isis. «Sostenere che tra le decine di migliaia di immigrati che approdano con i barconi sulle nostre coste si annidino terroristi armato di kalashnikov non ha ovviamente senso», ha detto il titolare della Farnesina.

«Il che non esclude», ha aggiunto Gentiloni, «che nella situazione odierna non ci possano essere rischi, sui quali per fortuna vigilano i nostri servizi di intelligence e gli apparati di sicurezza».

L’impegno italiano contro l’Isis è considerato adeguato
Gentiloni ha assicurato che «al momento l'impegno italiano» contro l'Isis in Iraq e in Siria «è considerato adeguato». Siamo, ha detto il ministro, « il secondo Paese più importante nell'addestramento alle forze che combattono sul terreno e per esempio lavoriamo molto sulla ricognizione aerea». Per quanto riguarda il Kurdistan iracheno, «abbiamo già importanti progetti di cooperazione per 24 milioni di euro», ha aggiunto Gentiloni, «e faremo ancora di più». Dal ministro è arrivata la conferma che oggi il Consiglio dei ministri approverà i finanziamenti» degli aiuti per il 2015.

I Paesi arabi aumentino l’impegno nella lotta ai jihadisti
Dopo le stragi in Francia ci deve essere «il rilancio di un impegno» nella lotta ai jihadisti «anche da parte dei Paesi a maggioranza islamica, pure loro bersaglio del terrorismo», ha dichiarato il ministro degli Esteri. «In Occidente», ha osservato il titolare della Farnesina, «c'è un moltiplicarsi e un rafforzarsi dell'impegno contro queste nuove forme di terrorismo, un terrorismo che si fa Stato, con anche Al Qaeda che torna prepotentemente e con Boko Haram che in Nigeria fa cose terribili. Così ci si aspetta anche dai Paesi islamici».
Secondo il ministro, che nel pomeriggio tornerà a Roma per il Consiglio dei ministri sulle missioni internazionali, «è anche una battaglia culturale, per esempio in Egitto si sta lavorando sull'interpretazione del Corano. Ma non è una cosa facile: questi governi hanno a che fare con un'opinione pubblica divisa sul contrasto al terrorismo». La conferenza di oggi, ha specificato Gentiloni, è anche un modo per «coordinare» i Paesi arabi.

Per contrastare l’immigrazione illegale non serve la forza
Nel contrasto all'immigrazione illegale non serve la forza: ne è convinto il ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni, intervenuto a Londra a margine della conferenza internazionale contro l'Isis. «I flussi migratori dai Paesi dell'Adriatico e dall'Albania», ha detto il titolare della Farnesina, «non sono stati risolti schierando le truppe, ma con strategie, accordi e cooperazione». Gentiloni ha citato il caso della Tunisia, «Paese dal quale nel 2014 abbiamo avuto pochissimi arrivi». Il ministroha ricordato che «lì c'è stata una ripresa dello Stato e ci sono stati accordi di cooperazione con l'Italia». Diverso invece, secondo il ministro, per la complessa situazione interna, «il caso della Libia, Paese dal quale nel 2014 sono transitate e poi arrivate in Italia circa 140mila persone in 826 sbarchi».

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