Recentemente sono stato a Delhi, in India, e ho trascorso gran parte del tempo in stanze affollate, a parlare di economia. Qualche puntata fuori per vedere un po' di monumenti, però, sono riuscito a farla, e mi sono trovato a fare qualche riflessione sulla storia: speculazioni di un non addetto ai lavori che ho deciso di infliggere ai miei lettori.
Il punto di partenza è stato quando mi sono reso conto di quanto fosse grande l'Impero Moghul (sì, lo so, sono un occidentale ignorante). Nel XVI e XVII secolo, l'Impero Moghul era di gran lunga più popoloso di qualsiasi Stato europeo, anzi aveva una popolazione comparabile a quella dell'intera Europa, se non addirittura superiore. E visto che a quell'epoca il reddito pro capite era abbastanza simile, si può dire che l'Impero Moghul surclassasse largamente qualsiasi Paese europeo anche sul piano economico.
Ma l'Impero Moghul era uno Stato sui generis? In realtà no. Fiorì nell'epoca dei gunpowder empires, quando la forza del Governo centrale poggiava sull'artiglieria da assedio e la fanteria professionale «picca e moschetto». Quando si parla di gunpowder empires si parla principalmente dei tre giganteschi Stati del mondo islamico, l'Impero Ottomano, l'Impero Safavide e l'Impero Moghul. Ma per come la vedo io, il modello si può applicare nei suoi tratti essenziali a tutti gli imperi dell'epoca, dalla Cina dei Ming (e poi dei Qing) fino alla Spagna degli Asburgo.
In quell'epoca, gli Stati dell'Europa nordoccidentale che avrebbero finito per giocare un ruolo importantissimo nella storia mondiale apparivano trascurabili: e apparivano trascurabili, per popolazione e per peso economico, anche all'inizio del Settecento. Solo parecchio tempo dopo avrebbero acquisito vantaggi visibili nella tecnologia militare.
Anche questa, però, sicuramente è una raffigurazione eccessivamente semplicistica, perché nel momento di massimo splendore dei gunpowder empires, gli Stati più occidentali dell'Europa dominavano gli oceani. Non il Mediterraneo, ma gli oceani aperti, dove le galere non avevano chance e navigavano soltanto le grandi navi a vela provviste di cannoni. La «fascia» atlantica prese il sopravvento fin da subito. Perché?
Facciamo un'analogia un po' strana: pensiamo al prolungato predominio militare dei popoli nomadi della steppa.
Il termine Moghul viene, ovviamente, dalla parola «mongolo», e Gengis Khan fu soltanto uno dei tanti conquistatori che sbucarono fuori dall'Asia centrale travolgendo enormi civiltà, nonostante la popolazione delle steppe fosse estremamente esigua se confrontata a quelle delle regioni conquistate dai nomadi. Perché i nomadi erano tanto temibili?
C'erano gli arcieri a cavallo, che rimasero a lungo i guerrieri più spaventosamente efficienti del pianeta.
Tutti conoscevano archi e frecce, forse perfino l'arco a carrucola, e tutti sapevano che cosa era in grado di fare un arciere abile sopra un cavallo. Il problema per le terre civilizzate era sicuramente quello di trovare reclute con le capacità necessarie. Per diventare un arciere veramente bravo bisognava cominciare prestissimo: l'Inghilterra abbandonò l'arco lungo non perché i moschetti fossero migliori, ma perché il tiro con l'arco non era più un passatempo diffuso tra la popolazione, ed era molto più semplice addestrare un contadino a sparare con un moschetto. Lo stesso vale per la perizia nel cavalcare. E padroneggiare le due cose combinate insieme doveva essere complicatissimo.
Ma le condizioni di vita dei nomadi facevano sì che ci fossero, relativamente parlando, moltissimi uomini con le capacità necessarie. Insomma, i nomadi della steppa dominavano in guerra grazie ad abilità sviluppate in tempo di pace.
Ora pensiamo alla guerra navale. I gunpowder empires sapevano tutto dei cannoni, ma la mia idea – e sono sicuro che qualche storico vero potrà correggermi se mi sbaglio – è che l'Europa occidentale, per le sue caratteristiche geografiche e per il suo stile di vita, aveva un numero enormemente maggiore di marinai abili ed esperti di navigazione in mare aperto.
Pochissimi di costoro erano coinvolti in operazioni militari in tempi normali, o anche in tempo di guerra: nella maggior parte dei casi si limitavano prosaicamente a trasportare merci varie, soprattutto aringhe e più tardi merluzzi. Ma non si potrebbe sostenere che questi marinai costituivano una base di competenze che garantiva alla fascia atlantica un consistente vantaggio militare nelle guerre navali?
Questa ipotesi mi piace per diverse ragioni. È il genere di cose che appaga il mio sogno irrealizzato di essere uno degli «psicostorici» immaginati da Isaac Asimov: l'analogia, per dirne una, tra la Repubblica delle Province Unite e Gengis Khan non è per niente male, e mi sembra molto cool anche l'idea che il predominio europeo sia nato in buona sostanza dal commercio delle aringhe.
Ovviamente è possibile che questa ipotesi sia palesemente falsa per qualche motivo o che sia stata già accuratamente trattata da qualche eminente storico che a me è sfuggito: o tutte e due le cose.
(Traduzione di Fabio Galimberti)
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