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La tv del Califfato a Mosul. Cresce la macchina della propaganda Isis

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lae guerra del terrore mediatica

La tv del Califfato a Mosul. Cresce la macchina della propaganda Isis

La propaganda è iniziata con il lancio di Inspire nel luglio 2010: non importa che promotore della prima rivista online per jihadisti con editoriali di guerra e servizi dal titolo «Fai una bomba in cucina con tua mamma», fosse al Qaeda, divisione Yemen, la stessa che ha ispirato i fratelli Kouachi e Ahmed Coulibaly, killer del massacro della redazione di Charlie Hebdo il 7 gennaio scorso e del suo direttore Charb, a cui Ispire aveva dedicato un ritratto con la richiesta «wanted» vivo o morto. In questo la “vecchia” al Qaeda e il nuovo Stato Islamico (Isis o Isil o Daesh) sono in perfetta sintonia.

La fase avanzata della Guerra Santa al nemico Occidente è giocare sul suo terreno, i media, vecchi o nuovi, di massa o personal, account twitter o rivista, youtube o messaggio audio, cruciale è il web come strumento di diffusione immediato e a costo zero. Metodi barbari e mezzi moderni. I contenuti sono decapitazioni, roghi di uomini vivi, crocifissioni. I mezzi aumentano, ora la la propaganda ha un canale tv. Ne parla oggi l’Indipendent, Isis usa ancora l’ostaggio britannico John Cantlie come anchorman e ideatore di programmi come quello che andrà in onda ogni settimana «Time to Recruit» «Il tempo di reclutare».

Nel mondo parallelo di Isis si usa tutto l’armamentario vecchio e nuovo dell’entertainment occidentale: in queste ore sui social media gli account legati ai terroristi diffondono i teaser dei video del nuovo canale all news che si chiama The Islamic Caliphate Broadcast sede a Mosul, seconda città dell’Iraq capitale del Nord, dove già opera una stazione radio del gruppo terroristico islamista che nell’estate scorsa ha proclamato il Califfato. C’era già Tawheed, tv satellitare in Libia, ma non un canale che trasmette 24 ore su 24 con una audience potenziamente globale dagli effetti prevedibilmente devastanti per la fascinazione che può esercitare su aspiranti adepti.

I terroristi hanno lo stesso problema dei giornalisti normali: riempire i palinsesti tutti i giorni per tutto il giorno vuol dire trovare contenuti, ma non ci sono sempre ostaggi da trucidare e mandare in video con tecniche di ripresa da videomaker consumato. Si dovrà parlare, convincere un pubblico che conosce bene il mezzo ed è attratto dal contenuto del messaggio.

La prove generali sono state molte: John Cantlie che fa un reportage a Kobani, la città siriana al confine turco da poco liberata dalla resistenza curda. I video delle decapitazioni dei giornalisti occidentali, americani, britannici, giapponesi, il bambino forse khazako che spara in testa a presunte spie russe, il rogo del pilota giordano. Video di efferatezze su esseri umani, sangue, sgozzamenti, sofferenze immani girati con perizia e accorgimenti di film e documentari nel mondo parallelo dei tagliagole in cui non è contemplata finzione. (angela manganaro)

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