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«Se il fine è pubblico, è giusto che ci sia lo Stato»

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intervista

«Se il fine è pubblico, è giusto che ci sia lo Stato»

Un intervento dello Stato per favorire lo smobilizzo dei crediti in sofferenza in pancia alle banche? Il Governo ci lavora da settimane, Bankitalia approva (e spinge, viste le parole di ieri del governatore), le banche guardano con interesse, come si è visto al Forex. Resta il fatto che un’eventuale operazione-sofferenze - nessuno parla di bad bank, che in effetti sarebbe assai complessa da mettere in piedi - non sarà facile da spendere dal punto di vista politico, perché ogni qualvolta si affronta il tema, l’accusa del regalo ai banchieri è sempre dietro l’angolo.

«Se l’interesse è pubblico, può essere lecito utilizzare risorse pubbliche», osserva il presidente del Consiglio di Gestione di Intesa Sanpaolo, Gian Maria Gros-Pietro. Che ragiona da economista, prima ancora che da banchiere: «Se c’è un obiettivo di pubblica utilità che il singolo privato non ha convenienza a perseguire, allora è giusto che si usino mezzi pubblici. Ma naturalmente, tutte le regole devono essere rispettate: sia il governo a scegliere e siano i regolatori a vigilare, e non si tratti di un regalo».

Se l’operazione andrà in porto, come si muoverà Intesa Sanpaolo?
Se ci sarà un’iniziativa pubblica, saremo disposti a collaborare principalmente in termini di idee ed esperienza.

In che senso?
Da anni operiamo attivamente sui non performing loans con i nostri mezzi, quindi privati. È bene ricordare che quello dei crediti deteriorati è un universo composito, fatto di posizioni diverse che meritano trattamenti diversi e che richiedono l’apporto delle diverse professionalità che esistono all’interno della Banca.

La gestione delle sofferenze impatta anche sul capitale, un altro dei temi affrontati ieri dal governatore. In questa fase di avvio della vigilanza unica europea, c’è effettivamente un problema di aleatorietà dei requisiti, come lamentato da molte banche?
Premesso che il livello di capitale deve essere tale da dare sicurezza e ridurre i rischi, per procurarsi capitale le banche devono rivolgersi al mercato, e per farlo devono essere in grado di prospettare una situazione prevedibile. Le richieste devono essere definite anticipatamente e non possono essere unilateralmente modificate, altrimenti il mercato non riceve proposte credibili.

Vale anche per chi, come Intesa Sanpaolo, si trova molto al di sopra dei requisiti fissati?
Per noi il passaggio alla Vigilanza unica non ha comportato alcun problema: abbiamo avuto indicazioni chiare, e ci muoviamo in piena sicurezza. La conoscenza preventiva dei requisiti da raggiungere è fondamentale anche per chi, come Intesa Sanpaolo, vuole sempre restarne ampiamente al di sopra, per rimare al top in Europa.

L’ha sorpresa, nei toni, il discorso di Visco?
Più che esserne sorpreso, ho notato il tono deciso. credo che sia appropriato alla situazione.

Con il governatore della Bundesbank Jens Weidmann, ad esempio, la distanza rimane notevole.
Nessun governatore dice cose non vere, però l’accento è diverso. Weidmann ritiene che siamo lontani dalla deflazione, e che molto dipende dalla discesa dei costi energetici; il nostro governatore, in modo più oggettivo, sostiene che siamo stabilmente lontani dall’obiettivo che la Bce si è posta in tema di dinamica di inflazione, anche al netto dei costi energetici. I fatti sono gli stessi, ma l’accento è diverso.

Però il Qe, alla fine, è partito e le stime sulla crescita finalmente salgono.
È la prova che il quantitative easing era opportuno e sta funzionando. Ma da solo, come ricorda sempre Visco, non basta. E se fosse stato avviato prima male non avrebbe fatto.

Infine, le popolari. A maggior ragione con l’avallo, peraltro prevedibile, del governatore, non si torna più indietro. Che ne pensa?
Come ha detto il presidente Bazoli, questo provvedimento non è un attacco alle popolari ma una presa d’atto del fatto che le banche partite da questa formula hanno avuto una crescita tale da arrivare a una situazione diversa da quella originaria, dove i soci - relativamente pochi - si conoscevano e si facevano credito a vicenda. Certamente una diversa struttura giuridica accompagnata a una ormai mutata struttura proprietaria e dimensionale pone dei problemi di governance e di controllo che vanno considerati. Pensare a cosa succede dopo è sempre importante, ma più si ritarda più quello che succede può essere un problema.
@marcoferrando77

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