Un surplus record. La Germania ha registrato l’anno scorso un avanzo commerciale di 217 miliardi di euro, il massimo mai raggiunto e superiore ai 195,3 miliardi registrati nel 2007, malgrado la frenata della domanda europea e le sanzioni verso la Russia. Le esportazioni tedesche sono infatti aumentate - malgrado una domanda globale non certo brillante - del 3,7% (a 1.134 miliardi), più rapidamente quindi delle importazioni, che pure sono salite del 2% (a 916,5 miliardi).
Non sono, in realtà, ritmi rapidissimi per la Germania. La media di lungo periodo (dal 1990) indica un + 5,3% per le esportazioni e un +5,2% per le importazioni; e anche gli ultimi anni, con l’eccezione del 2009 e del 2013, quando pure la Germania ha sofferto - almeno in termini nominali - il commercio con l’estero si è generalmente mosso più rapidamente.
Ha sorpreso soprattutto l’andamento dell’export, in un anno non facile per l’economia mondiale. In dettaglio, secondo una nota di Thomas Harjes di Barclays - mancano ancora i dati ufficiali - nel 2014 sarebbero cresciute rapidamente le esportazioni verso la Cina e la Gran Bretagna (+12%), gli Stati Uniti (+8%), e diversi paesi Ue esterni a Eurolandia, incluso la Polonia (+12%) e la Repubblica Ceca (+9%). Sarebbe crollato intanto l’export verso la Russia (-15%), dopo le sanzioni che non hanno però avuto il temuto effetto di frenata, e verso la Turchia (-16%).
Più interessante è però l’andamento per grandi aree geografiche. Le esportazioni verso l’Eurolandia sono aumentate nel 2014 del 2,7% (a 414 miliardi), le importazioni del 2,3%. (a 411,4 miliardi). L’export verso l’intera Unione europea è aumentato del 5,4% mentre l’import del 3,6%; mentre le esportazioni verso i Paesi Ue non appartenenti a Eurolandia sono salite del 10,2% mentre le importazioni del 6,6%. L’export verso paesi non Ue, infine, è salito dell’1,5% mentre l’import è calato dello 0,9%. I dati sono nominali e occorrerà vedere, nei prossimi numeri sul Pil del 2014, quanto sia stato l’effetto dei prezzi sulle due componenti dell’import e dell’export: nel 2013, per esempio, alla flessione nel loro valore corrispondeva un aumento nei volumi.
Al momento emerge però che le esportazioni tedesche continuano a crescere più rapidamente delle importazioni. È indubbio quindi che il dato di ieri, per quanto provvisorio, riproporrà il tema degli squilibri strutturali della Germania, soprattutto all’interno dell’Unione europea e dell’Unione monetaria. L’avanzo commerciale supera infatti la soglia del 6% e negli ultimi dati disponibili in volume - relativi però al periodo aprile2013-marzo 2014 - raggiungeva il 7,15% con una minima flessione rispetto al 7,4% del 2012.
Le polemiche arrivano non del tutto a proposito: il vero problema è il surplus verso Eurolandia all’interno della quale vige un sistema paragonabile a quello dei cambi fissi. Qui l’avanzo è stato però di soli 3,2 miliardi di euro, anche se l’Unione monetaria conta per il 36% delle esportazioni e 45% delle importazioni della Germania.
Per risolvere il problema alla Germania viene chiesto in sostanza di aumentare la domanda domestica, in modo da far crescere anche le importazioni. Il passaggio non è certo meccanico e questa idea può rivelarsi un’illusione. In ogni caso, non sembra che la Germania stia davvero aumentando la domanda domestica che negli ultimi quadrimestri è rimasta stabile al di sotto al 93% del Pil, poco lontano dal minimo del 92,3% registrato nel 2008. Nel ’99, ai tempi dell’adesione all’euro, il rapporto era al 100%. A proposito della situazione tedesca, secondo la Commissione Europea, nel suo documento di novembre sugli squilibri dell’area, «anche se i surplus correnti non pongono gli stessi problemi come i deficit insostenibili e sono in parte giustificati, grandi e continui avanzi possono riflettere inefficiente economica come bassi investimenti e bassa domanda domestica che nel medio termine portano a una riduzione della produzione potenziale. Un aumento della domanda domestica, attraverso un’accelerazione degli investimenti, farebbe aumentare la crescita potenziale e potrebbe contribuire alla ripresa e al riequilibrio di Eurolandia». È anche vero, però, che la Germania è l’unico paese insieme all’Austria che non ha subito un calo degli investimenti dal 2007 al 2014.
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